L’opera dello straccione di Vito Pandolfi e il mito di Brecht nell’Italia fascista

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Area 10 – Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche
     
SINTESI
Dopo una prima parte su Vito Pandolfi, regista centrale nel teatro italiano tra gli ultimi anni del fascismo e il dopoguerra, e una sezione dedicata alla prima ricezione in Italia delle teorie e dell'opera di Bertolt Brecht, il volume ricorda il dibattito in corso, negli anni del fascismo, sulla preminenza del testo o dello spettacolo come valore centrale delle messinscene, per poi offrire un approfondimento sulla principale fonte di Brecht (la Beggar's Opera di John Gay, 1728) per la sua Dreigroschenoper (1928) e sulle prime versioni italiane del testo e messinscene dell'Opera da tre soldi realizzate durante la dittatura: La veglia dei lestofanti, messa in scena da Anton Giulio Bragaglia del 1930 su traduzione di Alberto Spaini e Corrado Alvaro, e l'adattamento diretto da Pandolfi nel 1943 (a partire da una traduzione del testo inglese di Riccardo Aragno): L’ opera dello straccione. Quest'ultimo spettacolo, messo in scena al Teatro Argentina di Roma negli ultimi mesi del regime fascista, era formalmente un allestimento della Beggar’s Opera e in realtà una personale versione dell’allora proibita Opera da tre soldi. Nonostante la risonanza che ebbe all’epoca, venne poi pressoché ignorato dagli studi sulla ricezione di Brecht in Italia. Il volume ne ripercorre il complesso tessuto di senso, ricostruendo attraverso le vicende di questo spettacolo un'importante fase del teatro e della storia italiani.
pagine: 440
formato: 14 x 21
ISBN: 978-88-255-1830-6
data pubblicazione: Novembre 2018
marchio editoriale: Aracne editrice
collana: Oggetti e soggetti | 64
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