
Corriere del Mezzogiorno
La formazione delle élites in Europa dal Rinascimento alla Restaurazione
Una gerarchia sociale dei consumatori in termini di educazione scolastica e background familiare. Questa è la tesi dimostrata da Bourdieu nella sua opera dedicata alla critica sociale del gusto. E questa è la premessa nel volume presentato a Parigi e curato dalla docente di Storia della pedagogia dell'università di Foggia Antonella Cagnolati intitolato La formazione delle élites in Europa dal Rinascimento alla Restaurazione (Aracne, pp. 226, euro 15). E' d'altronde alla ricerca delle prove di quella «distinzione» di cui il sociologo parla, discettando sulla cultura in quanto sistema di pratiche culturali di consumo, che muovono i contributi di ricerca di un progetto inaugurato nel 2002. Lo studio, finalizzato a indagare i dispositivi grazie ai quali si diventa parte di una classe dirigente, risponde infatti alla domanda su «quali itinerari educativi siano stati progettati e pragmaticamente messi in atto lungo l'arco cronologico dell'infanzia, dell'adolescenza e della giovinezza per i futuri rappresentanti delle élites». E la risposta nella quale si sono cimentati docenti e ricercatori di tutta Italia è nei quattro volumi in cui sono confluiti gli atti dei convegni internazionali sul tema. Si legge così - come scrive la Cagnolati - di discipline privilegiate per il curriculum intenzionalmente edificato dai rampolli dell'aristocrazia e della borghesia, della digressione sull'estetica nel portfolio delle competenze di un gentleman, della figura del connoisseur consulente di acquisti per l'arredo di dimore nobiliari, delle giornate dei principi sorvegliate da medici e da maestri di musica, canto, retorica, equitazione, sottese com'erano - in un sapiente intreccio tra questione politica e pedagogica - a tutta una filosofia delle immagini simboliche del potere, oltre che dei primi barlumi di modernità con i quali le donne riuscirono a mettere a frutto i loro saperi con vantaggi sia in termini emancipativi che economici. A proposito del ruolo socioculturale delle «donne di palazzo» che hanno trasformato mentalità, costume e sensibilità della loro epoca, si scopre poi che l'uso della forchetta e della culotte pare sia stato introdotto in Francia da Caterina de' Medici. E che lord Chesterfield, uno degli arbitri d'eleganza del Settecento europeo, invitava sì a leggere i classici che arricchiscono la mente e stimolano la fantasia, oltre a essere oggetto di conversazione nelle migliori compagnie, ma «a corte e nel mondo degli affari si fa più strada con una cultura modesta e un talento mediocre che non con una grande erudizione e delle doti straordinarie». D'altra parte si legge che il gusto è conseguibile se solo lo si vuole, e che il bello esercita un'influenza pari a quella del bene e del vero. Dagli abiti che si indossano alle persone che si frequentano, la seduzione estetica deve orientare le scelte con un'urgenza che non conviene sottovalutare, salvo scoprire di dover denunciare un mancato impegno e il disinteresse al proprio progresso spirituale.