Cuadernos de Filología Italiana
Ambrosini, Maria Vittoria (2018), La expresión de la modalidad continuativa en italiano, español y catalan. Analogías, divergencias e interferencias, Canterano (Roma), Aracne Editrice, 349 pp.

La collana Linguistica delle differenze, pubblicata dalla Aracne Editrice e diretta da Francesca Dovetto, docente di Linguistica e Glottologia all’Università Federico Secondo di Napoli, ospita studi dedicati a fenomeni linguistici marginali, esterni al canone standard e periferici al sistema, a cui l’indagine scientifica ha sovente riservato interessi minori ma che, in anni recenti, hanno ridestato significative attenzioni, di natura sia teorica sia applicata. Non è dunque un caso che il volume La expresión de la modalidad continuativa en italiano, español y catalan. Analogías, divergencias e interferencias di Maria Vittoria Ambrosini, dottoressa di ricerca in Lenguas y Culturas Románicas presso l’Universitat Autònoma de Barcelona, abbia trovato spazio in tale collana: l’opera è dedicata alle differenze che intercorrono fra italiano, spagnolo e catalano in merito all’espressione dell’aspetto continuativo, con particolare riferimento alla sua codifica tramite le perifrasi verbali. Come ben mette in luce Margarita Borreguero Zuloaga nella prefazione al libro, gli studi contrastivi dedicati agli idiomi romanzi sono numerosi e ben distribuiti nei diversi livelli di analisi linguistica. In particolare, è facilmente rinvenibile un’ampia letteratura dedicata alle differenze morfosintattiche, specialmente per quanto pertiene alla morfologia del verbo e ai diversi usi dei suoi modi e tempi; in tale letteratura, tuttavia, sono pochi gli studi dedicati alle perifrasi verbali e ancora meno sono quelli precipuamente destinati all’indagine della codificazione perifrastica dell’aspetto continuativo. Ciò è a maggior ragione vero per l’italiano, lingua in cui tale aspetto è generalmente assimilato al continuo, sia per motivi interni al sistema (il continuativo è scarsamente grammaticalizzato) sia per la tendenza, storicamente rinvenibile nella linguistica italiana, a dedicare minore spazio all’analisi delle strutture analitiche che sovente, come vedremo in seguito, esprimono diversi valori aspettuali. [...]

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