
Treccani
Sullo «Zibaldone» e altro. Lingua e linguistica di Leopardi
L’etimologia di zibaldone è rimasta a lungo un enigma irrisolto. Si è pensato, tra le varie ipotesi, al nome proprio Cibaldone, da Arcibaldo o Prencibaldo col suffisso accrescitivo -one, ignoto medico veneziano cui era tradizionalmente attribuita una traduzione in versi del terzo libro dell’Almansore, opera monumentale del medico arabo Rhazes. Alessandro Parenti ha recentemente risolto l’enigma, chiarendo che non è mai esistito un medico veneziano di nome Arcibaldone, perché Cibaldone è il titolo del florilegio medico nelle diverse edizioni a stampa veneziane. L’etimo misterioso è, invece, la parola emiliana zibanda ‘cibaria’, da cui abbiamo l’accrescitivo maschile zibandone e il passaggio a zibaldone (secondo uno sviluppo fonetico che si riscontra anche nella forma abbaldonare da abbandonare). L’evoluzione del significato non pone problemi: da zibanda ‘cibaria’ si passa a zibaldone ‘insalata contraddistinta da particolare varietà di ingredienti’, come confermano attestazioni fiorentine quattrocentesche e secentesche, e, per slittamento metaforico, ‘raccolta disorganica di scritti’ (rinviamo alla limpida trattazione di Parenti 2020, pp. 132-141).Leopardi definì Zibaldone di Pensieri il suo «scartafaccio», cioè le migliaia di fogli con appunti autografi, quando nel 1827 ne allestì l’Indice analitico per un’iniziativa editoriale che non giunse a compimento. I pensieri, che Leopardi registrò con varia intensità dall’estate del 1817 fino al dicembre del 1832, occupano per l’esattezza 4526 fogli, oggi raccolti in sei volumi e conservati presso la Biblioteca Nazionale di Napoli (editio princeps per i tipi di Le Monnier nel 1898-1900; edizioni critiche: Pacella 1991 e Peruzzi 1989-1994). «Esemplare, unico nella nostra letteratura, di un pensiero in movimento» (Solmi 1966, p. 61), lo Zibaldone è un’opera monumentale che affronta una vastità enciclopedica di argomenti. [...]
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