
Avvenire
Riscoprire il teatro-mondo di Claudel
Quattro giornate, quattordici scene, settantatre personaggi e undici ore di spettacolo: questo l’originale d’opera di Le Soulier de satin (La scarpina di raso), capolavoro drammaturgico di Paul Claudel (186-1955), anche poeta e saggista, diplomatico e accademico di Francia, che lo scrisse tra il ’19 e il ’24, pubblicandolo nel ’29, ma sempre rimaneggiato per ovvie esigenze di rappresentazione. Per riassumerequest’opera-mondo occorre il coraggio dell’approssimazione. Si tratta a grandi linee della storia di un amore impossibile vissuto per vent’anni durante la colonizzazione spagnola del Nuovo Mondo nel XVI secolo, in parallelo alla leggenda cinese di due amanti “stellari” che si rincorrono lungo la Via Lattea,coppie che si parlano tra terra e cielo, dramma terreno e fondale divino, che si desiderano tra ilsacro e il profano, ironia e linguaggio barocchi, temi privati, sociali e cosmologici. Affrontare ilClaudel di questo Soulier, ora al centro di uno studio di Riccardo Bravi – Claudel e il teatro delmondo (Le soulier de satin), Canterano, pagine 144, euro 13,00 – significa avere presenti: il teatroelisabettiano di Shakespeare, dove l’intero mondo è palcoscenico e uomini e donne recitano tutte leparti; quello di Calderon de la Barca, globale e psicologico esso pure, dai molti stili e linguaggi chetra sintesi ideali e culturali si esprimono in brillanti strutture retoriche; ma non di meno il teatro Nô giapponese, tutto gesti e silenzi e lente omofonie della lingua; calchi di letture bibliche e infine stralci di simbolismo finde- siècle che in un gioco dianalogie tra immagini e idee, anarchia e utopia, fanno sì che il pubblico veda l’opera a specchio di sé stesso. Curioso il fatto che Claudel, ostile a ogni avanguardia e alle coeve correnti dell’empirismo esplorativo (Futurismo, Surrealismo, Dada, psicoanalisi e filosofia della Storia), sia così originalmente sperimentale e anzitutto unico nella sua monumentale concezione estetica, una complessa macchina che nella sua poliforme creatività drammaturgica abbraccia rarità culturali, rimandi e interferenze tra diverse lingue e formazioni sociali, fondendoli in una totalità di livelli espressivi dal politico al religioso al comico al mistico nell’esistenziale quotidiano e nei millenni della storia: un tutto così dettagliatamente immerso in quella gioia di vivere la felicità dell’essere cattolico che fu solo sua. […]