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Parise, quell'idea dell'America nata nel '61 e sempre "contro"

L'ultimo anti-americano. Goffredo Parise e gli Usa: dal mito al rifiuto (Aracne Editrice, pagg. 214, euro 14) proprio al conflittuale rapporto che legò l'indimenticabile scrittore de Il prete bello all'America. Come ha sottolineato nel corso di una recente presentazione del suo lavoro all'Equobar, questa credibilità è garantita dal fatto che la lucida e originale visione dell'America e degli americani di Parise era libera da qualsiasi pregiudizio ideologico o condizionamento politico. Per capire le cose, scrive Dato, Parise «le guarda, le osserva, e poi le racconta. Senza filtri».Lo studioso vicentino ha cercato di ricostruire alcune tappe fondamentali, finora poco indagate, che contribuiscono a formare in Parise la sua personalissima idea dell'America. Nel 1952, in un colloquio con Igor Man, lo scrittore manifesta precocemente un cieco e forsennato desiderio d'America: «Oh, io debbo andare a New York, assolutamente. E so che l'amerò». Prima di poter realizzare il suo desiderio, Parise vedrà però la calata degli americani nella sua città, e da questo primo incontro, tutt'altro che esaltante e positivo, nascerà il racconto Gli americani a Vicenza del 1956. Finalmente, nella primavera del 1961, compie il suo primo viaggio negli Usa a spese della casa di produzione cinematografica De Laurentiis, in compagnia di un regista, Gian Luigi Polidoro, per raccogliere spunti su un film da realizzare sulla società americana. Da questo viaggio nascono alcune bozze di racconti inediti e otto lettere indirizzate ad un certo Vittorio. Molti, tra cui Silvio Perrella, hanno considerato questo Vittorio un personaggio immaginario, arrivando a dire che le lettere non sono mai state spedite. Dato, invece, attraverso una scrupolosa analisi, dimostra che sono state inviate e che il destinatario va identificato con Vittorio Bonicelli, incaricato dalla produzione di seguire il viaggio dei due dall'Italia. Questo le rende una testimonianza di vita autentica. Per Dato sono lettere straordinarie, ingiustamente trascurate, «quasi dei racconti scritti di getto non inferiori ai testi dei Sillabari». Questa prima avventura americana si conclude, per ragioni non note, in modo abbastanza improvviso. Certo è che, al ritorno, al produttore che gli chiede che cosa gli abbia portato, Parise risponde: «Non me xe vegnuo nissuna idea». L'impatto con l'America è quindi abbastanza deludente. Il suo sogno americano si infrange. Ciò che più lo colpisce è il consumismo selvaggio e imperante. Alcuni dei temi principali di queste lettere messi in luce da Dato sono: la cultura americana degli oggetti di consumo e la loro usura precoce (sono nuovi ma invecchiano subito); la discrepanza tra l'America vagheggiata del cinema e l'America reale; la prevalenza del nero, del funebre, del tombale; le città americane, senza un vero centro, caratterizzate dalla mancanza di riferimenti forti (cioè di radici); la pornografia degli oggetti (l'erotismo senza desiderio); le fabbriche (a New York) nere di fuliggine come presenza viva ma inquietante; il falso neo-esotismo americano; la fortissima discriminazione razziale; una simpatia istintiva e insieme razionale verso il popolo dei neri; l'affinità letteraria con Capote e Nabokov.A quasi 15 anni di distanza, nell'autunno del 1975, Parise compie un secondo viaggio a New York dal quale nascono otto articoli sull'America scritti per il Corriere della sera nel 1976. Confrontando questi articoli con le lettere del 1961, Dato fa notare come vi sia una straordinaria comunanza di radici tematiche tra i due gruppi di testi. Questo dimostra come la prima visione dell'America avuta dallo scrittore vicentino sia poi rimasta sostanzialmente immutata e coerente nel corso degli anni. Parise arriva addirittura ad anticipare l'idea di globalizzazione e la spirale consumistica che dall'America si sarebbe propagata, in modo irreversibile, in tutto il mondo. L'America, scrive in uno degli articoli del 1976 «invade il cuore e le menti degli uomini in tutte le parti del mondo con la sua filosofia della pratica e della materia: sono i freezer, i rasoi elettrici, gli orologi, i blue jeans, le magliette stampate, i sessi di plastica, gli psicanalisti, le parrucche contro la calvizie». E se oggi Parise fosse ancora vivo? Secondo Dato la sua visione resterebbe invariata.

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