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L’uso dei termini "Zingaro e Zingaresco" in Antonio Gramsci
Nell’«Indice degli argomenti» dei «Quaderni del carcere» (Torino 1975, pp. 3161-3270) di Antonio Gramsci manca ogni riferimento ai termini «zingari», «zingaresco» e ad altri derivati semantici.Eppure essi, utilizzati come sostantivo, aggettivo o metafora, si ritrovano spesso nella sua analisi critica, spesso documentata e altre volte dettata da motivi contingenti di lotta politica oppure di relazioni familiari. Nel percorso di scrittura dell’intellettuale sardo (era nato ad Ales-Cagliari il 22 gennaio 1891 e morto a Roma il 27 aprile 1937) i termini sono usati costantemente come critica a personaggi coevi o richiamati nella denuncia di incresciose situazioni politiche. Sembra che il sostantivo «zingaro» si ritrovi per la prima volta nell’articolo su «Achille Loria» che Gramsci pubblicò il 19 gennaio 1918 sull’organo «Il Grido del Popolo». Già da anni vituperato e deriso per la sua lettura di Karl Marx, Achille Loria (1857-1943) è uno dei bersagli prediletti da Gramsci, che conia la categoria cuturale di «lorianesimo» per indicare l’assenza di serietà nell’analisi sociale e la mancanza di rigore scientifico negli studi economici. Si tratta di una vera e propria ossessione che comincia con l’articolo «Pietà per la scienza del prof. Loria» («Avanti!», 16 dicembre 1915) e prosegue nella pubblicistica fino ai «Quaderni del carcere», dove Loria e i «loriani» occupano nell’«Indice per argomenti» (pp. 3218-3219) due fitte colonne. [...]
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