Il Giornale.it
Il populismo? Utile alla vera democrazia

Populismi, nazionalismi, sovranismi. Come della differenza sessuale, ne dovremo parlare ancora a lungo.
Non meraviglia, pertanto, che si moltiplichino gli studi volti a spiegare il risorgere di fenomeni politici e antisistema del primo dopoguerra che sembravano esorcizzati dalla sconfitta dell’Asse e dal successivo, illusorio, trionfo della democrazia liberale in tutte le regioni del pianeta.
Soprattutto in area anglosassone, giacché da noi è diffusa la tentazione di riportare il nuovo al noto, esonerando, in tal modo, l’analista politico dall'impegno di comprendere le sfide epocali del nostro tempo. Basta leggere i giudizi che su populisti e sovranisti si leggono sul Foglio, sulla Repubblica o sulle pagine culturali del Corriere della Sera o della Stampa. Nel migliore dei casi, si concede che certi movimenti politici non hanno dato fuoco all’edificio ma speculano sul risentimento e la rabbia delle vittime.
Eppure le eccezioni non mancano. Ad esempio la raccolta di scritti, a cura di Alessandro Campi, Stefano De Luca e Francesco Tuccari, Nazione e nazionalismi. Teorie, interpretazioni, sfide attuali (Historica Edizioni, 2018) o il più recente fascicolo de Il Pensiero Storico edito da Aracne, diretto da Danilo Breschi e dedicato al tema Populismi o nuovi nazionalismi? Qui la prima parte è riservata alle interviste - a cura di Danilo Breschi e Antonio Messina - a prestigiosi studiosi europei del populismo e del radicalismo di destra, come Pierre Manent, Michael Billig, Roger Griffin, Joanna Sonde-Cedarmas, che mettono a fuoco alcune caratteristiche del populismo volte non a tranquillizzarci sulla sua durata e sulla sua pericolosità, ma a farcene conoscere meglio natura, genesi e funzione. […]

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