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Professione ignota: il diplomatico

Carissimi amici” era la formula che Roberto Ducci (1914-1985) impiegava nelle lettere tese a suscitare un dibattito informale con i principali esponenti della politica estera nazionale. Ora dà il titolo al libro.
Illustra un’importante modalità della professione diplomatica. È il volume edito da Aracne (272 pagine, 16,00 euro). Vi ricorreva -viene spiegato- uno dei suoi migliori esponenti, principale artefice del contributo italiano al processo di integrazione europeo. Si chiamava Roberto Ducci e visse tra il 1914 e il 1985.
Nella sua qualità, dal marzo 1970, di direttore generale per gli affari politici alla Farnesina, animato dalla convinzione di dover “immaginare il futuro” per “ contribuire, sia pur marginalmente, al corso della Storia ”, era consapevole della necessità di alimentare non soltanto l’amministrazione centrale ma la stessa rete di comunicazioni fra i rappresentanti all’estero. La rievocazione della figura e dal ricordo che ne hanno tramandato alcuni estimatori (Achille Albonetti, Domenico Bartoli, Roberto Gaja, Sergio Romano, Achille Silvestrini) può servire a valorizzare una carriera ignota ai più.
A farsi notare è la selezione di lettere ai “Carissimi amici”, che poi dà il titolo al libro. Egli “prese l’iniziativa di indirizzare periodicamente ai principali esponenti della nostra diplomazia, ai quali si rivolgeva con la formula «Carissimi amici», una corrispondenza a carattere personale, il cui obiettivo prevalente era di suscitare un dibattito informale, parallelo a quello ufficiale, sulle questioni di politica estera nazionale”.

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