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Dipendenza da Internet. Stili cognitivi e nuove criticità nell’apprendimento

L’epoca in cui viviamo sarà ricordata per la trasformazione radicale nei comportamenti e negli atteggiamenti mentali, prima ancora che per gli avvenimenti storici. Siamo, infatti, nel pieno della “rivoluzione digitale” i cui effetti e le cui potenzialità sono ancora in continuo divenire. Le tecnologie digitali offrono opportunità impensabili fino ad appena un decennio fa per quanto riguarda l’accesso, la produzione, la trasmissione delle informazioni. Tuttavia, esse per davvero sono pervasive, o addirittura invasive, perché sono riuscite ad occupare uno spazio sempre maggiore nella vita di ciascuno, senza particolari distinzioni anagrafiche. È pur vero, però, che i giovani sono i soggetti più esposti, ancheperché più disponibili dal punto di vista cognitivo e dell’apprendimento, e che la connessione continua è diventata la loro nuova e tipica dimensione di vita. Nel volume Dipendenza da Internet. Stili cognitivi e nuove criticità nell’apprendimento’, curato dalla professoressa Anita Gramigna dell’Università di Ferrara, dedicato alla memoria di Umberto Margiotta, viene esplorato il fenomeno della connessione continua sulla base della consapevolezza che questa esposizione massiva ha contribuito a forgiare l’antropologia e dunque la mentalità dei nostri giovani sul valore tutto strumentale dell’efficacia operativa, della gratificazione immediata, dello stimolo continuo. […] … Per effetto dell’intenso utilizzo della tecnologia la loro (i.e.: dei giovani) mentalità è altamente condizionata da una razionalità tecnica, Gli studiosi coautori del volume presentano gli esiti di una ricerca sulle nuove criticità nei processi apprendimento che, sulla base dell’esperienza, appaiono trasversali perché investono ogni ordine e grado di scolarità. Nel quarto capitolo “La parola agli insegnanti”, sulla base di una indagine campionaria, si è potuto rilevare che i docenti hanno riscontrato un effettivo peggioramento di determinate capacità: in particolare, le maggiori criticità si manifestano nella capacità di sintesi, di classificazione, di codifica/decodifica. Il problema la cui ‘visibilità’ sta emergendo negli ultimi anni, in parallelo con la “continuous connection”, è di portata globale, anche se riguarda in maniera più stringente proprio le ultime generazioni perché risultano particolarmente sovraesposte fin dalla nascita. Sulla base dell’assunto che gli studi di ultima generazione dimostrano una chiara correlazione fra i tempi di esposizione alle nuove tecnologie digitali ed i ritardi nell’acquisizione delle competenze che sono alla base degli apprendimenti scolastici’ (cit.pag. 10), gli autori indagano e approfondiscono ogni campo: dalla pervasività digitale alla dipendenza tecnologica, dal cambiamento negli stili cognitivi alla proposta di utilizzo dei videogiochi come potenzialità educativa e formativa, dalla rilevazione delle criticità negli approcci cognitivi degli studenti all’uso consapevole dei media digitali da parte dei docenti. Nondimeno, tutti gli autorevoli contributors condividono la speranza che stia crescendo una nuova consapevolezza epistemologica soprattutto nei docenti, negli educatori, nei pedagogisti in funzione della formazione globale dell’alunno le cui basi richiedono la rivisitazione del setting formativo che, ancora oggi, nella scuola italiana è fermo ad un modello centenario che rifiuta di entrare in un confronto/scontro dialettico con il presente.

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