Quaderni di sociologia
Significati, utilizzi e fortune del concetto di governance

Il compito assegnato alle parole e ai concetti è sempre arduo. Sono tra le tante invenzioni con cui gli esseri umani cercano di ordinare, semplificare e governare il mondo intorno a sé. Non sono pacifici. Parole e concetti sono imposti in vario modo da alcuni ad altri. Ci sono addetti professionali che se ne prendono cura, ma questo non ne semplifica il destino. Soprattutto parole e concetti non sono univoci. Molti hanno una pluralità di significati, spesso incoerenti. In più, cambiano facilmente. Destinati a mettere ordine, i dizionari di rado vi riescono. Intanto perché i dizionari sono tanti. In secondo luogo, perché neanche l’autorità dei dizionari pacifica i significati.
Se c’è un termine da ultimo usato e abusato, che di significati ne ha pure troppi, è quello di governance. I suoi usi sono molti, le origini sono antiche e le implicazioni politiche del suo impiego tutt’altro che secondarie. L’agile, ma denso, libro di Jean-Pierre Gaudin, Critique de la gouvernance, une nouvelle morale politique (La Tour d’Aigues, Éditions de l’Aube, 2014; trad. it. a cura di S. Volpe, La governance a double-face. Declinazioni e contraddizioni, Roma, Aracne, 2017), uno studioso francese a lungo dedicatosi alle questioni del governo del territorio e ad altre ancora, compie un apprezzabile sforzo per inventariarne i significati e utilizzi, oltre che per ragionare sulle sue fortune. […]

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