
ILENIA D’ALEO - IL MARCHIO DI COLORE E DI FORMA - Industrial design, packaging e sfumature cromatiche.
Pubblicato nella collana - area scienze giuridiche - il volume affronta una tematica di grande attualità: la disciplina del marchio “di colore e di forma”.
Nella società odierna delle immagini, il colore forma ed informa. Seduce nella pubblicità, narra nel cinema, distingue nelle previsioni del tempo, valorizza i cosmetici. Il colore degli oggetti che ci circondano si ammira come nelle opere d’arte e, nella nostra esperienza, assume un ruolo fondamentale nelle scelte e nella comprensione dei messaggi.L’opera si articola in quattro parti.
Nella prima il discorso prende le mosse dalla constatazione che un colore è un segno che contraddistingue un bene o un servizio. L’autrice riporta, con analisi approfondita, le vicende pubblicitarie e giuridiche che hanno coinvolto il brand di diversi marchi italiani. I prodotti di tali prestigiosi marchi molte volte sono riconosciuti dal consumatore grazie alle particolari tonalità cromatiche che li caratterizzano, come ad esempio il “blu notte” della pasta Barilla. Il potere subliminale del colore è ormai alla base del successo di un prodotto e va studiato come fenomeno di marketing. Nella seconda parte del volume, lo studio si concentra, invece, nelle prospettive e scenari attuali del cumulo delle tutele giuridiche che parte dall’analisi delle fonti normative internazionali, quale l’accordo firmato a Berna nel 1886, delle fonti normative nazionali per poi giungere a prospettare le più importanti decisioni giurisprudenziali emesse dalla Corte di Cassazione (tra le altre la rivoluzionaria sentenza del 22 gennaio 2018) nonché dai giudici di merito, in particolare quelli di Venezia e Milano.
Nella terza parte l’autrice affronta la tematica della concorrenza sleale, con riguardo alla particolare figura del “packaging”, ed evidenzia i limiti della tutela rappresentata dall’art. 2598 cc per fronteggiare i numerosi fenomeni di imitazione dell’”imballaggio” dei prodotti distribuiti sul mercato, proponendone una possibile soluzione alternativa.
Con l’ultimo capitolo dal titolo “È mai stato riconosciuto un monopolio sull’uso dei colori?”, oltre a tirare le fila del discorso svolto, l’autrice si confronta su una delle questioni più dibattute nell’attuale panorama giuridico, ossia l’attitudine del colore a conferire, in certe circostanze, capacità distintive ad un prodotto, indicando i due casi guida italiani. Il primo rappresentato dal “Rosso magenta” utilizzato dalla famosa scuderia automobilistica Ferrari, e l’altro dal cosiddetto “rosso cina” di Louboutin, famoso stilista francese ideatore della suola rossa delle pregiate scarpe femminili.
Si tratta in conclusione di un’opera di sicuro pregio, valido strumento di confronto, tanto per il giurista teorico quanto per quello pratico. Antonino Giglia
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