Dialoghi Mediterranei
La cultura dell’antico e del riuso in architettura

Nel mondo occidentale, con particolare riferimento a quello denominato “mondo classico”, la continuità di un bene ereditato era garantita dai contributi scritti e dalle opere letterarie che analizzavano minuziosamente il patrimonio ereditato.
Questa dimensione della continuità e dell’eternità se riferita poi all’architettura e alle opere d’arte trovava riscontri fondamentali anche nell’uso dei materiali, la cui scelta e le cui opportunità erano strettamente vincolate anche al luogo in cui l’opera veniva realizzata. Certamente una scelta oculata del materiale nonché una perfetta esecuzione e una costante manutenzione non potevano che essere tutte componenti essenziali per garantire continuità all’opera.
Gli antichi Greci e Romani conoscevano molto bene tecniche e metodi per conservare e garantire lunga vita al loro patrimonio costruito ed artistico. In Occidente si è discusso molto sul significato che in particolare i Romani attribuivano al verbo instaurare o ancora renovare, per indicare un’operazione finalizzata a rifare ciò che era andato perduto e quindi non tanto al significato che poi il verbo restaurare ha assunto soprattutto a partire dalla metà del XIX secolo.

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