Letteratura artistica - Cross-cultural Studies in Art History Sources
Damiano Acciarino. Lettere sulle grottesche (1580-1581).

Prima amatissime, poi additate a oggetto di scandalo soprattutto per il loro utilizzo negli edifici sacri e nei luoghi pubblici, le grottesche segnarono in modo decisivo l’arte del Cinquecento. Molto si è scritto in merito: oggetto della curiosità di tantissimi artisti italiani e stranieri che si spinsero sotto terra per osservarle al lume delle torce nei resti sepolti della Domus Aurea, le grottesche diventano un vero e proprio fenomeno con Raffaello prima e i suoi allievi poi, diffondendo un modello decorativo che affascina ed entusiasma, anche perché caricate di un significato criptico che le associa in alcune occasioni ai geroglifici degli obelischi romani. Le ‘lettere sulle grottesche’ di Damiano Acciarino documentano un momento particolarmente importante del dibattito che le coinvolse, nella seconda metà del Cinquecento, in seguito all’affermarsi della Controriforma. Nel 1582 il cardinal Gabriele Paleotti, (arcivescovo di Bologna dal 1583) pubblica il suo celebre Discorso intorno alle immagini sacre e profane (in due libri, ma pensato in cinque), che senza dubbio rappresenta l’opera più rappresentativa del pensiero controriformato in materia di immagini. Nell’ambito del trattato, di cui si è scritto tantissimo, uno spazio considerevole del Libro secondo è dedicato appunto alle grottesche e alla condanna del loro utilizzo in quanto immagini chimeriche, false e prive di un fondamento morale. Il tuto in un contesto che si fa promotore dell’arte in quanto attività etica, che ha il compito di essere ‘Bibbia dei poveri’, di spiegare in maniera chiara, vera o verosimile, le sacre scritture ai fedeli, di suscitare e rafforzare sentimenti di profonda religiosità nel pubblico, che è poi quello che, sostanzialmente, affolla le chiese.
Già nei suoi studi pionieristici Paolo Prodi aveva avuto modo di mettere in luce il ‘metodo’ con cui Paleotti giunse a scrivere il suo Discorso, ovvero inviando a diversi interlocutori di sua fiducia le minute dei capitoli che man mano andava scrivendo, chiedendo consigli e pareri. Il che, naturalmente, non vuol dire che Paleotti non avesse una sua ben precisa visione del mondo (meno coercitiva, a dire il vero, di quanto appare essere quella di Carlo Borromeo nel suo Instructionum Fabricae et Supellectilis ecclesiasticae (1577)). I pareri erano richiesti o per rafforzare le tesi del cardinale, magari arricchendoli di citazioni erudite, o per far fronte con controdeduzioni a opinioni che potevano mettere in discussione quanto scritto dall’alto prelato. Sappiamo bene che, fra gli interlocutori di Paleotti vi furono personaggi come Prospero Fontana, Ulisse Aldrovandi, Carlo Sigonio e molti altri ancora. Purtroppo il carteggio del cardinale, custodito a Bologna nell’archivio Isolani, è andato gravemente danneggiato nel corso della II seconda guerra mondiale a causa di un incendio e, per gli studiosi, è persino difficile poterlo consultare dal vivo (l’archivio è chiuso al pubblico dal 2014).
Damiano Acciarino presenta oggi il testo di quattordici lettere (quasi tutte inedite) che documentano il ‘metodo Paleotti’ con riferimento proprio alle grottesche. Le lettere, custodite o nella Biblioteca Universitaria di Bologna o presso l’archivio Isolani provengono da interlocutori diversi, a partire da Ulisse Aldrovandi (5), per proseguire con Pirro Ligorio (3), Giambattista Bombelli (3), Egnazio Danti (1), Federico Pendasio (1) e (forse) l’antiquario spagnolo Alfonso Chacón (1). Si tratta di figure accomunate, in sostanza, dall’interesse per il mondo antiquario, declinato in due maniere: da un lato l’ispezione oculare, che, ad esempio, caratterizza sia Aldrovandi sia Ligorio, entrambi osservatori diretti delle grottesche della Domus Aurea, dall’altro la conoscenza erudita che si manifesta nella consultazione attenta (ma spesso accettata acriticamente) delle fonti dell’antichità, a cominciare, naturalmente da Vitruvio e da Plinio. Tutte le lettere, come Acciarino dimostra con argomenti convincenti, sono da collocarsi cronologicamente fra 1580 e 1581. [...]

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