Bottega Scriptamanent
Scorci di terra natia ritratti dal dialetto: paesaggi, gente, luoghi tra ricordi e memorie

Parole come pennellate di colore, scorci di una realtà da leggere ad alta voce per sentirne appieno la musicalità, racconti di una società incastrata nella sua identità e nel suo passato: sono tante le suggestioni suscitate dall'ultima raccolta di poesie di Moisè Asta, insegnante e giornalista di origini cosentine vissuto per lungo tempo a Soveria Mannelli (Cz).Cientu Sonietti e lle restatine (Aracne Editrice, pp.240. € 16.00) è a cura di Luciano Romito - professore associato di Linguistica generale e fonetica sperimentale presso l'Università della Calabria - e raccoglie più di un centinaio di poesie che vanno a formare un viaggio lento attraverso le trame del dialetto soveritano, narrando di storie, volti, luoghi e ricordi di tempi che ormai non esistono più.Chiavi di lettura multipleLa peculiarità della raccolta dei sonetti di Asta è di riportare un crogiolo di voci differenti a commento dei testi. Il curatore, infatti, ha scelto di far parlare tre anime diverse che esprimono le loro suggestioni e riflessioni sui contenuti delle tre principali sezioni del libro: Motivi e personaggi, Personaggi veri e Affetti e amori. La prima sezione è una raccolta di poesie in cui Asta rivive i paesaggi della sua infanzia, della sua adolescenza e memoria. Il commento è stato affidato a Domenico Napoletani, originario di Cosenza, docente di Matematica alla Mason University a Washington (Usa) ed eterno nostalgico della terra calabra. Napoletani condivide con lo stesso Asta l'importanza attribuita nella sua vita alla memoria e al ricordo, tensione emotiva capace di dare forza e serenità e di non fare sentire mai uno straniero come se fosse in terra straniera. Le parole disegnano una natura viva, che parla di sé e delle cose attraverso odori, colori e suggestioni perchè «ggià... quandu fha nnotte duv'a nnue, / si nun se vide, se sente lla Natura, / ccu' ll'aria fhina e vvuci quantu vue».Il leitmotiv della seconda sezione è contenuto nelle storie dei personaggi che hanno in qualche modo scritto la storia di Soveria Mannelli, gente comune il cui ricordo è vivo e presente. Si tratta di undici piccoli ritratti commentati dal soveritano Mario Caligiuri, professore associato di Pedagogia della Comunicazione presso l'Università della Calabria e sindaco per molti anni del piccolo paese presilano. Dal generoso farmacista Basilio Molinaro all'innovativo editore Rosario Rubbettino, passando da Michele, padre dello stesso Caligiuri, e acerrimo giocatore della Sisal (oggi Totocalcio), la poesia di Asta regala nuova luce e dignità a uomini che hanno scritto la memoria collettiva di una comunità, regalando piccole perle di saggezza come le parole del professore Francesco Marasco per cui «l'abbùttu 'ud 'avìa mmai raggiune».La terza sezione, infine, raccoglie ricordi e memorie legate alla vita di paese. I vicoletti, le rughe della comare che osserva i ragazzi, le case, i profumi e soprattutto le donne, dipinte con pennellate idilliache, irreali, di un tempo che non esiste più. I sonetti sono arricchiti dai commenti di Giovanni Maria Giacomo Belluscio, ricercatore di Lingua e letteratura albanese presso l'Università della Calabria e docente per supplenza di Dialetti albanesi dell'Italia meridionale. La sua grande conoscenza della cultura arbí«reshí« regala una lettura attenta alle minoranze e alla dignità della lingua dialettale e vigile nei confronti delle tradizioni che spesso si perdono e si consumano ne «lu fhùocu d'"˜e recùordi».Parte di quelle che sono "lle restatine" sono raccolte nella quarta e ultima sezione di poesie, Malizie e mestizie, in cui Asta narra di figure emblematiche del posto, di racconti e paesaggi, lasciando molto spazio alla saggezza popolare. Uno sguardo a tutto tondo che fa riemergere il fascino di un luogo sperduto tra i boschi, la cui identità riecheggia tra i suoni di una lingua marcata come il dialetto presilano.La forza della poesia di Asta è racchiusa nel suo essere centrata sull'umano e sulle sue sfumature, regalando così dignità a tutto quello che sta al margine perché «parca te sienti strùdare lu core, / quandu vidi passare 'nu sciancatu, / chi 'na callòzza 'e pane s'è abbuscàtu / senza cumpàne, 'e gustu e dde valore».Lingua "ai raggi X"Il percorso del testo è doppio: poetico-letterario e linguistico. Se le ragioni e la sostanza del primo livello risultano piuttosto intuitive, stupisce per profondità e puntualità il livello di analisi linguistica e fonetica che accompagna la raccolta. Il testo, infatti, si conclude con una corposa sezione interamente dedicata all'analisi linguistica curata dal professore di Dialettologia presso l'Università di Messina, Giuseppe Falcone, ora in pensione.L'analisi è stata condotta con un grado di scientificità piuttosto elevato, redigendo un glossario e un accurato studio dialettale di tutto ciò che è stato scritto da Asta. Il risultato finale, raggiunto grazie ai continui incontri con l'autore e alla meticolosa analisi della lingua soveritana, è

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