METAFISICA DELL'ADDIO

L'analisi è condotta con metodo sistematico, attraverso la disamina puntuale dei maggiori temi della metafisica cioraniana (Dio, il nulla, l'insonnia, la disperazione, la noia, la coscienza, il suicidio, la morte). Lungo tre agili capitoli, Di Gennaro riesce a mettere ordine nel "cosmo esploso" della filosofia asistematica, a volte aforistica, di Cioran, ripercorrendo con perizia le considerazioni filosofiche piíº interessanti, le occorrenze tematiche piíº rilevanti, le espressioni piíº dense e icastiche.Quella che Di Gennaro compie, nel vasto e tumultuoso mare della filosofia cioraniana, non è una navigazione semplice. Si tratta, infatti, di un filosofo che, senza rinunciare ad essere metafisico (qualcuno lo ha chiamato un apolide metafisico, Di Gennaro parla di una "metafisica dell'addio"), sfugge alle categorie storiografiche tradizionali e si inserisce nella schiera di quei filosofi, per cosí­ dire, senza scuola, metafisici per formazione ed eretici per inclinazione .La vastità della cultura di Cioran è tale che tutto, nelle sue pagine, sembra essere sintesi di letture pregresse. Non è semplice, infatti, resistere alla tentazione filologica dell'individuazione della paternità filosofica dei temi che Cioran sviluppa (e porta a compimento) a partire da altri filosofi e letterati; per esempio a partire da Schopenhauer e da Nietzsche, da Simmel e da Dostoevskij, da Å estov e da Spengler, da Heidegger e da Klages, e da molti altri. Cioran sembra citare costantemente altri pensatori, in maniera quasi criptata, senza indicare però la fonte. La sua scrittura ha la chiarezza dell'alto stile, ma tutto nelle sue pagine è il prodotto finale di un lungo processo di distillazione intellettuale. Molti filosofemi, centrali, della sua filosofia sembrano appartenere da sempre alla tradizione del pensiero filosofico occidentale e orientale: la "vanità di tutte le cose", l'interpretazione del mondo come "valle di lacrime" sembrerebbero farne un moderno Ecclesiaste. E cosí­ come per il Qoelet "soffrire genera dolore" cosí­ per Cioran "soffrire è produrre conoscenza". E ancora, l'affermazione di Cioran secondo la quale "tutto è nulla, anche la coscienza del nulla" rievoca ineludibilmente quella dello schopenhaueriano Julius Bahnsen per cui "l'uomo è un nulla cosciente del suo nulla". Temi schopenhaueriani-nichilstici percorrono tutta la sua opera. E la sua penna sembra essere intinta della scepsi nietzscheana piíº velenosa e corrosiva. Ma senza liberarsi del problema di Dio, che diviene un "funesto demiurgo, l'origine del male, in un mondo governato dalla caduta e dalla "tentazione di esistere". Ecco il metafisico: la vita è un errore, generato dalla coscienza, contro la quale non esiste che il rimedio della regressione verso la materia, la redenzione per decomposizione.Ma avrebbe torto chi si lasciasse ingannare dal filosofo rumeno secondo il quale "Non ho inventato nulla, sono soltanto il segretario delle mie sensations". Come in un puzzle formato da tessere riutilizzate, Cioran forma una nuova immagine del mondo, piíº disincantata verso i valori e verso il mondo, pervasa dal bisogno metafisico di Dio. Ma la divinità non è onnipresente e provvida, non si tratta di un Dio misericordioso e benevole. Dio non è colui che è, come vorrebbe la Bibbia. Dio è "colui che non è", è il Nulla. E la vita, di conseguenza, "è soltanto una piroetta nel vuoto".Chi volesse ridurre Cioran ad un originale epigono dei grandi nichilisti però si scontrerebbe con l'estrema radicalità delle sue posizioni filosofiche, con una "fede nel nulla", cui Cioran approda dopo profonda analisi nichilista.Nelle sue conclusioni (pp. 62-63), Di Gennaro interpreta questa posizione come una "forma di religiosità pura", senza un Dio personale, che possiede un orizzonte di trascendenza destinale, sviluppato come estrema conseguenza di una "alogica razionale", per dirlo con Jaspers. Insomma "a Dio giovano le periferie della logica", per citare lo stesso Cioran. Una filosofia che Di Gennaro definisce "metafisica dell'addio", proprio perché essa si congeda dal mondo che è stato, perché essa è "un commiato dall'essere e la piena accettazione del nulla" (p. 87). L'addio, insomma, come il nuovo paradigma filosofico che caratterizza la filosofia di Cioran. Una prospettiva di origine gnostica che Cioran sviluppa in senso nichilistico attraverso la lucidità e radicalità dell'analisi, come già aveva indicato Franco Volpi nel suo magistrale saggio su "Il Nichilismo" [Laterza, 1996].Il volumetto Di Gennaro si propone quindi come un originale "esercizio di ammirazione" non apologetico, una guida alla filosofia di Cioran che permette al lettore inesperto di orientarsi nel complesso tessuto delle opere del filosofo rumeno e al lettore esperto di ritornare alla lettura delle opere di Cioran con rinnovata curiosità filosofica e con maggiore attenzione.

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