Temperamente
Intervista a Leonardo Caffo

Leonardo, grazie innanzitutto di aver accettato il mio invito e di essere qui, ospite del salotto virtuale di Temperamente. Il tuo saggio è un manifesto sull'animalità intitolato Soltanto per loro, ma, a giudicare dalle conclusioni del libro, l'auspicio sembra essere quello di una liberazione totale, e non solo animale, da ogni relazione di dominio. Ho capito bene?Grazie a te per avermi invitato, e per aver recensito il mio libro. La tua domanda è parecchio pertinente agli scopi del testo che, infatti, si propone di raccogliere un lavoro di ricerca che definendo i fragili bordi della questione animale permette una migliore comprensione di ciò che è umano. L'antispecismo, come teoria filosofica e politica, si propone sicuramente come progetto autentico di liberazione globale comprendendo molte delle idee che sole hanno dato moto alle vicende umane, animate dallo spirito di cooperazione, dall'amicizia autentica, dalla fratellanza tra non fratelli, dall'armonia possibile fra tutti gli esseri viventi innanzitutto - ma non basta - tra umani. Se, come credono i filosofi della questione animale, il capitalismo come meccanismo oppressivo si basa essenzialmente sullo sfruttamento dell'altro da sé, tipicamente dell'animale non umano (da cui "˜capitalismo' ovvero sfruttamento del "˜capo' di bestiame), liberare gli animali non umani significa liberare tutte le creature viventi, in grado di soffrire, fiorire e morire. E dunque anche l'uomo, che del capitalismo si è fatto artefice e vittima, è parte integrante di quella liberazione che è messianesimo laico: l'antispecismo come opposizione totale alla violenza. Basti infatti pensare al "˜grattacielo' sociale sapientemente narrato da Max Horkheimer, descritto anche nel mio libro, che vede al fondamento della miseria non soltanto gli umani relegati alla sofferenza - gli schiavi, gli "˜stranieri' ecc. - che pure esistono, ma gli animali non umani che "˜crepano' in un immondo meccanismo di violenza istituzionalizzata che, da sola, permette il surplus necessario per garantire un benessere economico che oggi comincia a vacillare. In quest'oscillazione del capitalismo, tra il baratro e la sopravvivenza, si inserisce la postura antispecista attraverso cui guardare la realtà modificandola. La volontà di riformare gli stati di cose, le proprietà contingenti di questo mondo, ma di non adattarsi mai a questi scendendo ad inutili compromessi.Molti animalisti si soffermano sul fatto che sia sbagliato mangiare carne perché, nei mattatoi, gli animali subiscono una serie di "˜procedure' come l'amputazione di becco e genitali senza anestesia. Altri ancora affermano che sia sbagliato mangiare bovini e suini perché anche gli animali da fattoria, al pari degli animali domestici, sarebbero dotati di caratteristiche tali da potersi relazionare con le persone. Ma ridurre il problema a queste cose non significa forse sorvolare già sul fatto che scannare un animale sia qualcosa da condannare in ogni caso, e non solo in caso di mancata anestesia o nel caso di specie dotate di una cognizione e di una comunicazione, per così dire, più umane?Anche questa volta cogli un punto fondamentale, su cui l'antispecismo contemporaneo concentra parte importante del suo mordente. Senza dubbio le pratiche che circondano la morte animale sono riprovevoli, ma niente è terribile come la privazione della vita. Ogni animale, ogni individuo animale la cui vita viene costantemente offesa, è in grado di soffrire esattamente come noi, essendo dotato, infatti, di sistema nervoso e ricettori del dolore che rendono insopportabile la barbarie a cui lo sottoponiamo. Uccidere un individuo, animale umano o non umano, senza nessun motivo necessario, è sempre scorretto anche se, per qualche perverso meccanismo, riuscissimo ad uccidere senza far provare dolore a colui che viene condannato a fine certa. Gli animalisti di cui parli tu sono chiamati "˜protezionisti'. Questo vuol dire che parte delle loro battaglie ha come obiettivo gabbie più larghe, o sofferenza minore per l'animale. Ma come sempre tu stesso hai capito, l'antispecismo è un movimento filosofico radicalmente abolizionista: nessuna morte è concessa. Questo meccanismo di "˜umanizzazione' degli allevamenti, in cui si cerca di rendere più civile la vita dell'animale che poi verrà comunque macellato, è ben racchiuso in quell'ossimoro concettuale che alcuni filosofi, come Matthew Cole, hanno definito essere "˜carne felice'. Un passaggio di paradigma dall'animale macchina cartesiano, a quello dell'animale da controllare attraverso la bio-politica: pratica che alla luce del pensiero, ad esempio, di filosofi come Focault possiamo cercare di contrastare, ed è quello che gli italiani stanno facendo in modo pionieristico con il progetto "˜Bio-violenza'.Spesso si legge che se le pareti dei mattatoi fossero di vetro anziché di cemento saremmo tutti vegetariani. Tu però ribatti che «la consapevolezza del massacro è molto più costante di ciò che si pensa,

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