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Perché questo libro?
Descrivere razionalmente ciò che porta a compiere le azioni più variegate delle nostre vite è molto più complesso di quanto sembri. Non tutto è spiega bile alla luce della "razionalità" e, che lo si ammetta o meno,molte delle nostre azioni sono guidate dall'istinto, dalle emozioni e dalle occasioni; la vita è un fenomeno complesso che sfugge alle classificazioni oppressive. Esiste però una porzione - se pur piccola - d'azioni che ci sentiamo di giustificare alla luce del necessario: "non potevamo fare altrimenti", ciò che ci ha guidati è stata davvero un'esigenza morale, un imperativo categorico.Soltanto per loro è stato scritto e pensato alla luce di questa esigenza, un'esigenza talmente ingombrante per il pensiero che andava portata a compimento il più presto possibile. Duole dirlo, ma molti - spesso troppi - libri sono stati scritti sugli Animali edipici -tipicamente Cani e Gatti - ma pochi,anzi pochissimi libri,sono scritti per gli Animali, ovvero cercando di scrivere alloro posto, soltanto per loro. Il mio libro è stato scritto dalle stesse maniche scrivono per rispondere a queste domande" ma pensato da chi non c'è più, da coloro che sono stati offesi e mortificati nei millenni oppressivi che ci separano dall'alba delle società umane. Io ho solo ascoltato e trascritto, ho origliato tra le mura dei macelli e dei laboratori di vivisezione. Ciò che ho ascoltato è stato terribile, così terribile da scaturire un impeto difficilmente frenabile.Pregi e difetti del tuo modo di raccontareL'impeto è il vantaggio del libro, ma è anche il suo più grande difetto. Gli occhi attraverso cui sono descritti gli eventi del massacro animale, le teorie filosofiche che ne contemplano le cause e le soluzioni politiche verso cui protendere,sono gli occhi di quegli esseri altri da noi a cui è stato impedito di rispondere e dunque di esprimersi. Il difetto del testo risiede nel tumulto continuo del racconto, nella mancanza di lucidità del referente assente che cerca di emergere attraverso la mia scrittura, nella speranza di dire tutto e di risolverlo; nel desiderio di liberare per sempre degli individui senza colpa dalle loro gabbie. Questa continua alternanza tra la narrazione delle vite offese, e gli spunti per un dibattito necessario all'attuazione dell'anti specismo, caratterizzano le pagine di Soltanto per loro che è, nel bene o nel male, un mio libroin cui il dibattito f-osofco contemporaneo, il nuovo anti-specismo e la lotta politica non violenta sono interpretate alla luce del vissuto di qualcuno che è, innanzitutto e perlopiù,un essere di quella specie mostruosa che si esemplifca nell'umanità e che cerca, attraverso la descrizione dello stupro costante dell'animalità, alcuni spunti per una metamorfosi dell'intera specie a cui appartiene, una vera e rinnovataominizzazione dell'Umano. Una metamorfosi che spinga a guardare l'altro con gli occhi dell'altro, a lasciare che le differenze inter specifiche, che pure sussistono, non diventino motivo balordo per continuare a sacrificare l'Animale che, attraverso una poetica e non vendicativa debolezza, ci ricorda quanto lontano si sia spinta la nostra crudeltà.Cosa ti auspichi possa cambiare attraverso dei tentativi, come il tuo,di raccontare la questione animale?Il mio è un testo umile. Le quattro sezioni del libro conducono alla necessità di un dibattito che attui un nuovo possibile qui e ora, che scardini il continuo declinare a domani ciò che invece può essere fatto sin da oggi. Abbiamo un dovere morale nei confronti degli individui animali ed è arrivato il momento di rendergli ciò che l'Umano, nella sua brutalità, gli ha da sempre tolto: la libertà di convivere nella natura, di fiorire ed esprimere la propria corporeità fino alla morte. In quella che Derrida non ha esitato a definire una "guerra sulla pietà" molte, e in continuo sviluppo, sono le cose da dire per scardinare le fondamenta dello specismo, riabilitando l'animalità mortificata. Attraverso un'analisi attenta del ruolo che avranno le nuove generazioni e le trasformazioni politiche culture,Soltanto per loro si costituisce come un tentativo di fare il passo più lungo della gamba, verso un auspicio autentico di compresenza tra i viventi e la natura. Quella stessa natura che - come sostenuto da Adorno - non è altro dalla cultura e che merita, finalmente, di essere liberata prima che la crisi ecologica che si profla diventi inesorabile e senza ritorno.
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