
Messaggero Veneto
Gramsci, un pensiero critico da riscoprire
Inattuale oppure pensatore per tutte le stagioni: sono entrambe definizioni che si attagliano a Antonio Gramsci. Chi frequenta le biblioteche delle maggiori università straniere troverà che sono Gramsci e il fascismo i due argomenti sui quali esiste una letteratura ampia, approfondita, di buona qualità. In Italia, invece, la fortuna politica ed editoriale di Gramsci ha avuto alti e bassi. Eppure, come dimostra il libro di Michele Marseglia, da qualsiasi punto di vista lo si affronti, Gramsci suscita interrogativi, spinge a volere saperne di più, dei suoi tempi, del suo pensiero (qui la sua formazione culturale), della sua influenza, della sua esperienza di rivoluzionario, di uomo, di oppositore del fascismo, di acutissimo analista del comunismo reale, quello che andava innestandosi nell'Unione Sovietica, e della società italiana. Gramsci fu tutto questo, ma fu anche uno scrittore raffinato e originale, capace di inventare termini nuovi, interprete sagace della storia d'Italia, critico della politica e, al tempo stesso, dei particolarismi della società italiana. Naturalmente dotato di straordinaria capacità analitica e critica, Gramsci rivela che nella sua formazione culturale contarono sia il suo impegno politico sia, personalmente oserei dire, ancora di più, la sua curiosità intellettuale, il suo impegno nello studio, la sua volontà di cogliere i fenomeni in tutta la loro complessità senza che l'ideologia, comunista, ma filtrata dalla filosofia storicista, gli facesse mai velo e lo spingesse verso semplificazioni insopportabili. Confrontarsi con le origini del suo pensiero e del suo metodo conduce a una migliore comprensione della dinamica dei rapporti fra politica, economia, società civile.
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