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Marilena Delli italo-ruandese, cresciuta e insultata in Italia ora fiera di me

Nuove generazioni di italiani, cresciuti a metà tra mondi e tradizioni diverse. Marilena Delli, papà italiano e mamma ruandese, nel libro "Razzismo all'italiana. cronache di una spia mezzosangue" (Aracne Editrice) ha deciso di raccontare la sua esperienza tragicomica di integrazione in Italia, in una città - Bergamo - dove la famiglia decise di trasferirsi proprio negli anni della nascita e del diffondersi della Lega Nord.

"Scriverlo è stato come una terapia", ha detto presentando il libro edito da Aracne. "Non è stato facile crescere in Italia - ha spiegato - perché negli anni Ottanta c'erano pochissime persone nere come me". Il primo giorno di scuola, ha raccontato la scrittrice, invece di essere chiamata per nome, "i miei cari compagni mi regalarono l'elegante appellativo di 'negretta'". "Eppure ero io per prima ad essere razzista - ha detto - Dovevo lisciare i capelli, renderli più chiari, dovevo annullarmi. Ricordo quando feci rotolare per le scale l'unico cagnolino nero di una cucciolata, quando prendevo sul serio soltanto i consigli di mio padre, trascurando quelli di mia madre". Marilena Delli ha raccontato, poi, lo sconvolgimento della notizia del genocidio in Ruanda nel 1994: "Mia madre aveva cercato di proteggermi - ha detto - e invece un'insegnante con il tatto di un ippopotamo mi disse tutto". "Più ancora che un libro arrabbiato - ha scritto Cécile Kyenge nella prefazione al libro "Razzismo all'italiana. cronache di una spia mezzosangue" - è uno scritto pervaso di gentilezza e di affetto verso un Paese che sta mutando e crescendo, che pian piano sta capendo il valore dell'uguaglianza nella differenza".

“Nata, cresciuta, educata e insultata in Italia", Marilena Delli si sente, infatti, italiana al 100% e oggi impegnata nella realizzazione di documentari e progetti musicali in Ruanda e Malawi, tra i quali l'album "I have no eveything here", prodotto dalla scrittrice insieme con il marito produttore e musicista Ian Brennan, realizzato da detenuti del carcere di massima sicurezza di Zomba, la Zomba Prison Band e nominato nella categoria World Music degli ultimi Grammy Awards (La coppia vanta già un Grammy nel 2011 per l’album “Tassili” dei Tinariwen).

"Ho compiuto un lungo percorso alla ricerca di me - ha detto la scrittrice a conclusione della presentazione del suo libro - Oggi posso dire che ce l'ho fatta e sono orgogliosa di me, della mia vita e anche di Bergamo che mi ha sfidato". La scrittrice, fotografa e videomaker ha realizzato anche Hanoi Master, un progetto musicale che ha ridato voce ai musicisti del Vietnam.

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