Il Mestiere di Storico
Roma e Bonn fra Ostpolitik e CSCE

La conclusione nel 1975, con la firma dell’Atto Finale, della Conferenza sulla sicurezzae la cooperazione in Europa (Csce), è stata seguita, anno dopo anno, da una vastaletteratura: dalle prime testimonianze dei diplomatici coinvolti nei negoziati segreti a Ginevra,alle più distaccate ricostruzioni degli storici, favorite dalla graduale apertura degliarchivi nazionali. La letteratura più recente ha rilevato la connessione fra l’Ostpolitik e ilprocesso di Helsinki, versione multilaterale della prima, e la necessità di ampliare le ricerchesui paesi minori, tra questi l’Italia, l’azione della quale è stata parzialmente studiata acausa dell’inaccessibilità delle fonti.
Con l’obiettivo di colmare una lacuna storiografica, Francesca Zilio incrocia la prospettivaitaliana con quella tedesca sulla base di documenti finora poco esplorati: quellidell’Archivio politico del Ministero degli esteri tedesco messi a confronto con i fondiitaliani di Nenni e Moro e l’archivio privato dell’ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris,capo della delegazione italiana a Ginevra, archivio messo per la prima volta a disposizionedella giovane studiosa.
La ricerca tiene conto della storiografia esistente sulla politica estera italiana neglianni ’70, e dei giudizi diffusi di una politica estera inesistente, destinata alla diretta soluzionedi problemi interni, espressione di un paese privo di consistenza politica, militare,sociale ed economica. L’analisi non è totalmente condivisa dall’a. che amplia l’indagine,concentrando l’attenzione sulle valutazioni e l’apporto dei diplomatici, di cui evidenziaun convinto supporto alla Ostpolitik e alla Csce, coraggioso se raffrontato ai timori e allacautela della classe politica.
Nella parte centrale e più innovativa del volume dedicata allo sviluppo delle trattativee al ruolo della diplomazia, si segue la complessità del negoziato a Ginevra, nella fasein cui si discutono i principi, soprattutto il principio dell’inviolabilità delle frontiere, ilpiù arduo fra i problemi politici della conferenza. Si sottolinea come l’Italia, sostenendodi non riconoscere l’inviolabilità delle frontiere come principio a sé stante, ma come corollarioalla rinuncia all’uso della forza, abbia guidato la resistenza occidentale all’offensivasovietica che mirava a dare vita a un diritto europeo più favorevole per essa rispetto aquello generale, rendere caduchi gli impegni in cui risiedeva la sostanza della Ostpolitik eprecostituire motivi per contrastare l’unificazione politica europea.
Attraverso trattative intense e complesse, sessione dopo sessione, la diplomazia italianacontinuò con inflessibilità a sostenere la propria scelta, mentre la posizione di Bonnfu più flessibile e ambigua essendo legata a Mosca e a Varsavia dai trattati bilaterali dellaOstpolitik. La Rft risolse infine la questione direttamente con gli Stati Uniti facendoprevalere i suoi interessi nazionali.
Condotta con rigore e ricca argomentazione la ricerca modifica alcune affermazioniconsolidate e induce a riflessioni sul presente.

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