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Nella suggestiva cornice della libreria trasteverina "Bibli", Maria Carosella ha presentato il suo ultimo lavoro di grande interesse linguistico, onomastico e toponomastico, dal titolo "Fairylandia". Il libro trae ispirazione da un'analisi minuziosa dei nomi e dei luoghi magici e incantati, che popolano i racconti e i cartoni animati made in Italy o i film statunitensi, destinati però ad una fruizione europea se non mondiale.Dunque, il mondo delle Winx, le streghe e i maghi del villaggio fatato di Fairy Oak, le creature magiche e i luoghi incantati dei film d'animazione, divengono i protagonisti dei tre saggi, che ci svelano cosa si cela dietro al nome di una fata, una strega o un folletto moderni; mentre nel passato eravamo abituati a nomi banali, onomatopeici (come la strega di Biancaneve, Grimilde), comuni e peculiari della situazione evidente del personaggio fiabesco, oggi si tende a inglesizzare o addirittura ad attingere alla mitologia classica, celtica e norrena, con un linguaggio e dei riferimenti a cose o concetti non propriamente appartenenti al mondo dei giovanissimi. Il risultato dell'analisi di Maria Carosella, è che i nomi "per grandi" ma prestati ai bambini, siano volutamente ammiccanti ad una società multirazziale e multietnica (si veda l'ultima principessa disneyana di colore, nel cartone animato "la principessa e il ranocchio"), che ha come seconda lingua l'inglese ma non tralascia le proprie origini classiche né i miti tradizionali. Alla presentazione, sono intervenuti: Ugo Vignuzzi, ordinario di Linguistica all'università "La Sapienza" di Roma, che ha curato la prefazione del libro, la ricercatrice di linguistica italiana presso l'università di Siena, Laura Ricci ed Enzo Caffarelli, direttore della Rivista Italiana di Onomastica. Il prof. Vignuzzi e il dott. Caffarelli hanno ribadito la loro estraneità al mondo moderno delle favole e dei cartoni animati, ma hanno apprezzato l'approccio linguistico dell'autrice del libro, che è riuscita ad introdurre il concetto di onomastica e toponomastica in un contesto particolare come quello fiabesco e fantastico. In particolare, il dott. Caffarelli ha affermato di essere affascinato dalla fatina Felì del mondo di Fairy Oak, di aver scoperto un fenomeno linguistico straordinario nell'uso ipocoristico dei nomignoli e degli appellativi favolosi. Il prof. Vignuzzi ha sottolineato, da buon accademico della Crusca, il lento abbandono della lingua italiana da parte dei creatori italiani di prodotti fantastici , a favore del dilagante inglese, che è destinato sempre più alle nuove generazioni come lingua principale e didascalica. Laura Ricci, invece, ha parlato delle favole moderne come certamente difficili da assimilare per i bambini italiani che devono fare i conti con nomi anglosassoni o derivanti dall'onomastica delle piante, della natura in genere, ma per fortuna molto intuitivi e spesso mescolati a fiabe antiche, come per esempio Shrek , che altri non è se non un amalgama di racconti e miti antichi, passando da Merlino a Pinocchio o al regno di Moltomoltolontano. In conclusione, la trasparenza del nome che è stata fondamentale nei prodotti per i più piccoli fin dai tempi della Fata Turchina e di Trilli, è stata soppiantata da un'onomastica più complessa e divulgativa, con molto successo non solo tra i piccoli, ma anche tra i grandi, i quali molto spesso apprezzano un bel cartone disneyano al posto di un film.

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