
Ernesto Perrone
Senza restare
Le poesie di Senza voltarsi e Senza restare, raccolte edite da Aracne editrice, propongono la riscoperta della “parola”, oggi così bistrattata, nella sua forza evocativa di suggestioni e di risonanze intime. In questo risuona senza dubbio la lezione ermetica di un Ungaretti, di un Montale e, aggiungerei, anche di Quasimodo. Insomma lo sforzo poetico dell'autore non prescinde dalla più alta tradizione letteraria italiana( anche con echi leopardiani e pascoliani- soprattutto nei sobbalzi dell’anima dinanzi alla natura-, oltre che ...catulliani) per esprimere con una ricca e coerente aggettivazione i moti dell’animo; cioè la mia impressione è che Michele Nappa riesce a combinare, in una originale contaminazione poetica, suggestioni del passato con i chiaroscuri della stagione presente, dando voce ai ritmi ora sincopati ora distesi di una sensibilità attenta al sé più intimo ma anche alla complessità della vita “ di fuori”. Emerge dalla sua produzione un autentico arcobaleno di sentimenti veri, propri di chi ha sinceramente e con passione assaporato la vita. In questo puoi considerarti degno compagno di viaggio di Neruda del “ Confesso che ho vissuto”. Mi pare anche che nella umanità dell'autore , talvolta dolente talora sorridente, ma mai arresa e sempre aperta alla speranza dei suoi intatti e primigeni valori, risalta su tutti il tema dell’amore declinato nelle mille sfumature possibili e che emerge netto dalle nebbie della storia personale e sociale. Michele Nappa riesce a gettare un convincente e coerente sguardo sulla sua, nostra umanità, purificato in forza del lirismo catartico della parola che spesso si profila ( specie nella raccolta Senza Restare ) nella dimensione spaziale dell’aforisma, della massima che però non appare mai ingabbiata nella sua paradigmatica asetticità, ma sempre animata dal soffio della speranza.
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