Appunti di Cultura e Politica, XXXLL, 2 (Marzo - Aprile, 2009)
Ricostruire la polis costruendo se stessi

Questo eÌ€ un libro di sociologia propositiva e costruttiva. EÌ€ non cosa da poco. Se ci rechiamo in libreria siamo infatti sommersi da libri di sociologia scritti da mestieranti, cioeÌ€ da coloro che ti dicono impressioni mascherate da descrizioni e dati quantitativi apparentemente incontrovertibili. Se poi si tratta di un tema come l'identitaÌ€, specie quella individuale, il cosiddetto "Se̝", allora eÌ€ ancora maggiore il rischio di essere turlupinati, come lettori e come soggetti desiderosi di apprendere e magari aiutarsi a conoscersi e a conoscere. Attenzione quindi ai mestieranti, ma soprattutto all'intellettuale che modella l'idealtipo dell'identitaÌ€ su parametri letterari e artistici, fingendo di fare scienza.I due pericoli sono connessi, perche̝ spesso il mestierante della sociologia (come di qualsiasi professione) eÌ€ in realtaÌ€ uno scrittore, poeta o artista, comunque mancato, il quale non ha la perseveranza e l'umiltaÌ€ di riconvertirsi in scienziato sociale e percioÌ€ si limita oziosamente a travestire le proprie "illuminazioni" e idiosincrasie in asserzioni empiricamente fondate e generalizzanti.Pierluca Birindelli conferma con questo suo secondo libro di non appartenere a questa infausta genia che imperversa e perverte una nobile scienza sociale - che sa di doversi guadagnare quotidianamente una certezza di giudizio sempre sfuggente - fondata da studiosi del calibro di Durkheim, Weber e Simmel e ridotta oggi in chiacchiera o favola ideologica da mestieranti. Birindelli non eÌ€ affetto ne̝ dal conformismo del politicamente corretto, ne̝ dal nichilismo gaio dell'esteta camuffato da sociologo, ma sente la responsabilitaÌ€ etica di chi scrive su noi e parla di noi e a noi, specialmente alle generazioni piuÌ€ giovani. Anzi, parla ad almeno la metaÌ€ della popolazione italiana ed occidentale tout court, dato che i "giovani" non corrispondono piuÌ€ ad una generazione bensiÌ€ ad una categoria sociologica e psicologica dilatata ben oltre la soglia dei quarant'anni. E Birindelli avverte la patologia di un simile fenomeno e ne indaga le origini, senza prendere alcuna scorciatoia pseudo-filosofica. Anzitutto, quella legata all'uso della categoria di "post-moderno", a cui fa un ricorso pressoche̝ nullo, prediligendo semmai la dizione, storicamente piuÌ€ corretta, di "tarda modernitaÌ€". Tutto cioÌ€ che oggi si manifesta e sovente preoccupa nasce infatti da un duplice e parallelo processo di sovraccaricamento dell'Io. Processo filosofico-culturale, almeno dal Rinascimento in qua, e processo economico-sociale, dalla Rivoluzione industriale in qua. Una modernitaÌ€ "tarda", nel senso di esasperata ed esaurita, espansa fino alla stanchezza e alla noia, eÌ€ cioÌ€ che tarla la mente di soggetti sempre piuÌ€ angosciati da una domanda - "chi sono?" - a cui faticano a trovare una risposta. E perche̝ questa difficoltaÌ€? Perche̝ i modelli d'identificazione (non da imitare pedissequamente, essendo piuttosto fonti d'ispirazione e suggerimenti), solitamente forniti dalle istituzioni e dalle agenzie di socializzazione tradizionali sono in crisi. Perdono di efficacia, si pluralizzano fino al limite della frantumazione e frammentazione, toccando persino la socializzazione primaria e manomettendo cosiÌ€ lo stesso meccanismo di interiorizzazione di valori condivisi, la bussola che sempre necessita al singolo per un agire consapevole e fruttifero per se̝ e per la societaÌ€. Birindelli intende fronteggiare la crisi, e anche se non lo proclama, perche̝ non eÌ€ (fortunatamente) un retore, sostanzia di un compito etico la propria ricerca. Egli si affida con piuÌ€ fiducia a quei sociologi che hanno continuato degnamente la tradizione dei padri fondatori, e trova cosiÌ€ gli strumenti analitici piuÌ€ fecondi in Peter Berger, Alfred Schutz e non di rado in quegli inarrivabili indagatori dell'animo umano che da sempre sono i classici della letteratura, da Konrad a Kafka a Proust, insomma artisti tutt'altro che mancati e falliti. Dalla ricognizione condotta nei primi capitoli emerge con nettezza che un certo smarrimento negli abitanti delle societaÌ€ occidentali eÌ€ innegabile, e tale disorientamento non riguarda solo i giovani, anche perche̝ tali si reputano anche chi tale non lo eÌ€ piuÌ€ da un pezzo (e altrove l'Autore ci segnala come gli uomini gareggino oramai con le donne nella paura dell'invecchiamento piuÌ€ superficialmente fisico). Ma Birindelli non indugia nella pittura para-sociologica a tinte fosche, e con pazienza cerca di ricucire i lembi di identitaÌ€ smagliate se non gravemente lacerate. Ci dice che l'identitaÌ€ eÌ€ un progetto, e cioÌ€ significa che bisogna pro-iettare, gettare avanti e oltre ma che lo si fa se, quantomeno, si intravede l'altra sponda su cui poggiare quel ponte che si intende costruire. Perche̝ identitaÌ€ eÌ€ costruzione, eÌ€ narrazione di una continuitaÌ€ nonostante le discontinuitaÌ€ del tempo e grazie alle discontinuitaÌ€ del tempo. EÌ€ indubbio che si puoÌ€ get

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