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Ulisse a Urbino: l'indagine come quest postmo- derna

Ho letto Alla ricerca di Nessuno in trentasei ore, e questo vuol dire che il libro mi eÌ€ piaciuto... Non so se l'autore sarebbe contento del parallelo, ma eÌ€ esattamente il tempo che ho impiegato a leggere Il codice Da Vinci. Non che le due opere abbiano molto in comune. GiaÌ€ il passo di lettura eÌ€ diverso: nel libro di Darconza piuÌ€ pacato. E certo l'atteggiamento eÌ€ diverso. Col libro di Dan Brown ci muoviamo nel filone del thriller commerciale, mentre Darconza ci conduce nella sfera narrativa piuÌ€ colta ed elitaria dell'anti-detective novel - oggetto qualche anno fa di un bello studio di Stefano Tani: The Doomed Detective (1984) - con ammiccamenti alla New York Trilogy di Paul Auster, alla meta-narrazione postmoderna e al virtuale, con allusioni a The Truman Show, Matrix e Blade Runner.Al centro della vicenda eÌ€ Ulisse, vittima di quello che appare come un banale incidente stradale avvenuto alle porte della cittaÌ€ marchigiana, dove Ulisse si era trasferito dalla nativa Svizzera per studiare presso la FacoltaÌ€ di Lingue e Letterature Straniere. Il campus thriller - sottogenere frequentato da numerosi autori di lingua inglese sin dai tempi lontani in cui Thomas De Quincey scrisse il bellissimo The Avenger - eÌ€ peroÌ€ solo sfiorato, poiche̝ le indagini, dapprima orientate verso l'ambiente universitario urbinate, prendono ben presto una dimensione internazionale e inducono il detective Lucky/ Luciano Lucarelli (giaÌ€ il nome eÌ€ tutto un programma!) a traversare le Alpi per risalire il corso del tempo, scavando nel passato di Ulisse...Forse il prodotto finito rivela qualche spessore narrativo di troppo, caratteristico di una scrittura ancora in fase sperimentale (l'attenzione al dettaglio dei capitoli iniziali rallenta il ritmo e i richiami culturali sono un tantino insistiti), ma il testo cresce stabilmente, e decolla dal momento in cui Lucky abbandona Urbino per avventurarsi - senza aver acquistato una vignette autostradale al confine, da perfetto italiano irrispettoso delle regole - nel Canton Ticino, e di liÌ€ a Zurigo. L'atmosfera della ricca e corrotta Lugano, dove ogni sporcizia morale eÌ€ occultata sotto una linda patina di perbenismo, come a riflettere l'ordine e il nitore di quel paesaggio urbano, eÌ€ davvero riuscita.La sottile rete di connivenze della scuola in cui lavorava Ulisse in quella che potremmo definire la sua prima vita eÌ€ restituita con notevole efficacia. E soprattutto funziona molto bene la modulazione graduale con cui di capitolo in capitolo le certezze che abbiamo acquisito sui fatti gradualmente sfumano, si fanno piuÌ€ complesse, finche̝ l'indignazione lascia luogo a una specie di malinconica costernazione, senza mai sgretolarsi del tutto, ma incrinandosi fino a metterci in una condizione di perdita. La condizione ideale perche̝ sulla tela del poliziesco si disegni a poco a poco una trama postmoderna di tipo meta-narrativo, in cui la fiction diventa metafora dell'esistenza.Il romanzo che abbiamo davanti si avvolge cosiÌ€ su se stesso mutando na- tura: dapprima eÌ€ il resoconto che dell'indagine ha redatto Lucarelli, poi il romanzo che Ulisse stesso ha lasciato incompiuto, ma a quel punto la "suspension of disbelief" eÌ€ venuta meno e i lettori, consapevoli di muoversi in un territorio narrativo ibrido e metamorfico, non possono che ripensare con ironia alla responsabilitaÌ€ che nella vicenda ha lo stesso Darconza, da noi incontrato in quanto vicino di casa della vittima. Darconza eÌ€ liÌ€, tra i suoi personaggi, tra Lucky e Ulisse, la cui somiglianza ci insospettisce fin dal loro primo incontro: l'incontro tra un vivo e un morto, quando i due si guardano negli occhi, l'uno l'ombra dell'altro. Proprio la morte di Ulisse richiama Lucky alla vita (cosiÌ€ ha decretato la volontaÌ€ superiore dell'Autore), secondo un effetto di complementarietaÌ€ che non sfugge al lettore, e anche in seguito Lucky rivede Ulisse oltre la lastra sottile di uno specchio.Volutamente cito questi passaggi senza contestualizzarli, per non togliere nulla alla trama poliziesca di un romanzo in cui l'indagine si fa metafora della vita e del narrare. Basti pensare che in queste pagine il detective Lucky rivive le mitiche avventure dell'astuto, bugiardo ed errabondo Ulisse - nelle sue tante incarnazioni finzionali, da Omero a Dante a Darconza... -, ma in chiave interiore, poiche̝ Lucky rifiuta di cercare l'ignoto nello spazio geografico o astronomico, di sognare quella luna verso cui si sono dirette le proiezioni di conoscenza e di conquista dell'umanitaÌ€. Lucky ha scoperto che lo spazio da esplorare eÌ€ quello interiore, anche se invece di incontrare risposte sembra trovare solo domande. Lucky mi sembra per questo un Ulisse nevrotico, sull'orlo della crisi, pienamente postmoderno.Ma forse nella mia corsa verso un finale - verso una risposta che al termine di ogni vita eÌ€ sempre e solo la morte - ho perso come lettore la presa sul tempo: non sono stato capace di afferrare la

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