
Il Foglio
EÌ€ da anni che alcune persone che hanno il privilegio di poter scrivere sui giornali o di scrivere libri denunciano lo sfascio inarrestabile della scuola, dovuto a una serie di scelte disastrose tra cui primeggiano: il buonismo pedagogico e lo stucchevole "donmilanismo" centrati attorno al principio del "diritto al successo formativo", per cui tutti vanno avanti comunque e al ritmo del peggiore della classe; l'aziendalismo, per cui l'alunno eÌ€ un "utente" che ha ogni diritto e nessun dovere, salvo quello di frequentare la scuola. L'agente di questo sfascio - che eÌ€ rappresentato da un intreccio tra il sindacalismo scolastico (soprattutto confederale) e la potente casta dei pedagogisti "progressisti" (che s'infiltrano trasformisticamente in ogni governo) - ha finora contenuto e isolato queste denunce ignorandole o ridicolizzandole come espressione di vecchi tromboni del tempo che fu. Dietro queste denunce si agita un mondo di insoddisfazione, testimoniato dalle valanghe di lettere che arrivano a commento degli articoli critici e che manifestano un'insofferenza giunta a livelli parossistici nei confronti della demagogia permissivista e della casta pedagogico-sindacale e della sua pretesa di distruggere l'assetto disciplinare della scuola per costruire una "comunitaÌ€ educante" ludica che fa di tutto salvo che studiare. EÌ€ la prova che la stragrande maggioranza dei professori e anche una maggioranza consistente delle famiglie non ne puoÌ€ letteralmente piuÌ€. E si puoÌ€ ben dire che oggi appare sempre piuÌ€ difficile far finta di niente. Anzi, certe reazioni isteriche testimoniano la difficoltaÌ€ di tenere il coperchio sulla pentola. Ma le cose non cambieranno fino a che la politica non avraÌ€ il coraggio di spezzare il nodo che strangola il sistema dell'istruzione e preferiraÌ€ lasciare intatto e utilizzare un sistema castale tanto screditato e isolato quanto potente in quanto ostinatamente insediato nei centri nevralgici di potere.Tanto piuÌ€ eÌ€ importante dar voce a quel mondo ormai insofferente ed esausto e sfatare la comoda leggenda secondo cui la denuncia dello sfascio della scuola e della responsabilitaÌ€ della casta pedagogico- sindacal-ministeriale sarebbe soltanto espressione delle idiosincrasia nei confronti del nuovo di alcuni decrepiti accademici o giornalisti con lo sguardo volto al passato e nostalgici della scuola gentiliana. Occorre quindi leggere le testimonianze dirette dei protagonisti che illustrano in modo vivido il disastro e le responsabilitaÌ€ e indicano i possibili rimedi, come puoÌ€ soltanto chi agisce direttamente sul campo. Tra le meno recenti un posto particolare spetta al libro di Clementina Melotti Boltri, "C'era1una volta... la scuola elementare" (Milano, Ares, 1996). Tra le testimonianze piuÌ€ recenti va segnalata la pregevolissima "Lettera di un insegnante a un genitore" dal titolo "Studenti nei paesi dei balocchi" di Paolo Mazzocchini (Roma, Aracne, 2007, € 7). Mazzocchini eÌ€ un insegnante di latino e greco nei licei ed eÌ€ autore di testi scolastici, oltre che di un altro pungente pamphlet sul tema de "l'istruzione superiore italiana dalla padella di Berlinguer alla brace della Moratti", il cui titolo eÌ€ "La scuola del P(L)OF (Napoli, Di Salvo, 2007, € 7).Sono libri che vanno letti per diversi motivi. Per rendersi conto dalla voce dei diretti protagonisti che le caratteristiche e le responsabilitaÌ€ dello sfascio sono esattamente quelle denunciate da piuÌ€ parti e da vari anni. Per dar voce a coloro che non riescono a farsi sentire come meriterebbero e che rappresentano la testimonianza piuÌ€ eloquente del modo indegno con cui si tenta di stendere una cortina di silenzio attorno al malessere. Infine, percheÌ si tratta di libri scritti bene e che sono la vivida testimonianza che esiste ancora in Italia un nucleo di insegnanti eccellenti, cui ciascuno vorrebbe veder affidati i propri figli. Essi sono il pilastro che ancora impedisce il crollo totale del nostro sistema scolastico, resistendo in modo indomito, in nome della dignitaÌ€ della cultura e della conoscenza, all'opera di distruzione della casta.