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Da Hitchcock ai talk show, dalla storia al futuro dell’intervista: una stimolante ricerca di Fabio Di Nicola
“Dall’individuazione di una “sesta W” all’augmented reality nell’intervista.” Così Fabio Di Nicola ritiene si possano incisivamente condensare il senso e i risultati di una sua ricerca dedicata al tema dell’intervista sviluppatasi nell’arco di ben 23 anni e solo ora apparsa in libreria con il titolo “L’intervista fra secondo e terzo millennio”. Alla fine degli anni Ottanta, ci spiega il Di Nicola, “esistevano poche pubblicazioni in Italia dedicate all’argomento, e nessuna comunque comprendeva contemporaneamente tre ambiti professionali diversi e distinti: quello dello storico, quello del giornalista e quello dell’educatore.” Il suo tentativo (nella consapevolezza del fatto che l’intervista sia nata storicamente come strumento scientifico e che soltanto successivamente sia divenuta strumento giornalistico) è stato quello di individuare un raccordo operativo fra i tre livelli, delineando anche regole dell’intervista dotate di valenza “scientifica”.
“L’intento di questo libro - spiega Fabio Di Nicola - è quello di marcare una certa continuità con il passato e tentare anche oggi di proporre qualcosa di altrettanto innovativo, come l’uso, nell’ambito dell’intervista televisiva, dell’augmented reality, cioè della “realtà aumentata”. Uno strumento potente, di grande impatto, usato per ora in ambito soprattutto pubblicitario, e in parte in quello culturale.”
Particolare menzione merita l’ultimo capitolo, nel quale l’Autore, dopo aver tentato una sintesi tra passato e presente, si focalizza su alcune tecniche televisive riguardanti l’intervista, dedicandosi a una proposta che attualmente non ha precedenti in Italia e all’estero, ovvero ”l’uso dell’augmented reality come strumento atto ad arricchire l’intervista televisiva, di storia e non, costruita attraverso speciali ledwall (multischermo formati da retroilluminazione a led, di grandezze diverse e particolarmente fedeli nella riproduzione delle immagini), a fare da sfondo nella scenografia televisiva”.
Di sicuro interesse, inoltre, le tre interviste incluse nell’Appendice III, dedicate a tre persone competenti dei livelli suddetti (Paolo Spriano, per l’ambito storiografico; Mino Damato, per l’ambito giornalistico; Clotilde Pontecorvo, per l’ambito educativo e didattico), al fine di fornire indicazioni nell’ambito delle rispettive professioni, ma anche per tentare di applicare, laddove possibile, le regole evidenziate nell’esame del campione di interviste giornalistiche.
La ricerca del Di Nicola, soprattutto per il merito di aver evidenziato l’importanza che gioca, all’interno dell’intervista (intesa come strumento che racconta/descrive avvenimenti e che è, allo stesso tempo, avvenimento) la cosiddetta “sesta W”, cioè way, il modo, la via in cui essa si svolge in relazione al suo conduttore-creatore, rappresenta certamente un lavoro ricco di stimoli per tutti coloro che si muovono nel campo della comunicazione, a livello sia teorico che operativo.
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