Per Lunga Vita
Un libro ci ammonisce: esiste anche una non autosufficienza attiva

Dopo poche pagine di lettura del libro La narrazione come pratica di attivazione nelle strutture assistenziali di Tiziana Tesauro mi è sembrato di essere ritornata indietro di alcuni decenni: il primo impatto con le case protette (allora si chiamavano così in Emilia Romagna) le visite ad altri presidi assistenziali in regione e nel paese (Genova, Milano, Torino), i confronti in convegni e riunioni in cui due erano in sintesi le tesi contrapposte.
Da una parte chi sosteneva che per molti (quanti?, deciso da chi?, in base a che cosa?) non c'era più niente da fare se non garantire cibo e pulizia. Altri, io tra quelli, che affermavano che nulla era da lasciare intentato, che occorreva sempre sperimentare: andare in vacanza con le persone più non autosufficienti, far entrare gli animali da compagnia nella residenza (dal 1983 c'erano gatti e cani curati e alloggiati, non randagi), sperimentare forme diverse di animazione. Da qui iniziò il progetto di cambiamento.
La rottura di un muro di diffidenza, di inerzia e passività, questo è il racconto di questo libro. La sconfitta di chi dice "non c'è più niente da fare".
È la trascrizione fedele e "didascalica" di una ricerca intervento Memory in una residenza per anziani a Napoli. Tiziana Tesauro è una ricercatrice dell'IRPPS-CNR (Istituto Ricerca sulle Popolazioni e le Politiche Sociali-Centro Nazionale Ricerche) di Salerno.
La parte di "narrazione" della ricerca mentre raccoglie il racconto delle anziane è la più coinvolgente e, per chi conosce questi spazi, ti restituisce una fotografia a tratti angosciante – la realtà esistente – a tratti entusismante: le donne (solo a loro fu dato il permesso di partecipare) che piano piano si fanno coinvolgere, nel parlare alle altre, disegnare, cantare, impastare, recuperando le loro storie e le loro azioni pratiche.
Altro messaggio positivo, quasi una correzione etica ad una cultura "produttiva" imperante. Nel 2012, proclamato dall' UE "Anno dell'invecchiamento attivo" si è in realtà fatto passare l'idea che ci sia una correlazione stretta tra condizione attiva e lavoro produttivo, divergente dalle stesse indicazioni dell'OMS.
L'attivazione, dice Memory, è azione e capacità pratica in situazione, è qualsiasi capacità di adattamento al cambiamento. Più volte nei diversi capitoli, si ripete che le donne potevano finalmente agire e non essere agite, guidate, costrette da qualcun altro.
Perché questa è spesso la condizione di vita in una struttura per anziani, ma anche prima.Rita dalla sera alla mattina si è trovata trasportata dalla sua casa alla residenza per anziani, perché un condomino era disturbato dai suoi rumori. In realtà viveva sola in un grande appartamento e aveva bisogno di compagnia. Il vicino chiamò i servizi sociali e, una mattina, l'assistente sociale si presentò alla porta e trasferì Rita alla Casa albergo, senza dare spiegazioni , senza ascoltare proteste, senza chiedere il suo parere. Da quel momento Rita è stata agita, come tanti altri, senza che mai potesse agire, decidere.
Non hai un tempo, un'azione, uno spazio personale, tutto è definito dagli altri. Non hai nessuno che ti considera: la presenza dei ricercatori ragazzi e ragazze giovani è un momento vissuto come il riappropriarsi di un'identità con cui gli altri dialogano. Sono oltre che esplicite, quasi palpabili e urtanti, le ostilità delle suore che gestiscono la Casa albergo e che frappongono continui ostacoli e interrompono il prima possibile la ricerca. Mi ricordo, anni fa, in una struttura del piacentino, su cui avrei dovuto intervenire come consulente, che la suora girava con un mazzo enorme di chiavi alla cintura e mi faceva vedere solo gli spazi che voleva. Anche l'ascensore e i diversi piano era per me, ma anche per gli anziani, vincolati al giro di chiave della suora.
Non sono in grado, non avendo competenze in merito, di valutare la metodologia della ricerca, però mi hanno interessato due aspetti, chiaramente spiegati: l'approccio etnografico e lo stile argomentativo. I ricercatori sono coinvolti direttamente, con le loro emozioni e le loro reazioni e lo narrano nel loro diario, nel racconto etnografico. Nella ricerca diventano importanti i contesti, lo spazio fisico, gli strumenti, (bellissimi gli episodi di Olga con la conchiglia, che supera la vergogna di non riuscire a parlare bene perché colpita dal Parkinson e Martina che ritorna bambina nello spirito, quando a scuola era brava con i colori e il disegno), le pratiche introdotte, i colloqui tra ricercatori e anziane. Tutto viene registrato e ripreso nella sua evoluzione.
È difficile rendere i singoli episodi e le diverse situazioni: il gioco dei ricordi, l'impastare, il disegnare, il raccontarsi a se, alle altre e a ricercatori, parlare della propria casa, (abbandonata spesso per imposizione) menzionare i luoghi e la famiglia d'origine, recuperare le proprie emozioni, raccontare favole, cantare.
Finito di leggere il libro e non prima, ho visto il video che lo accompagna, 20 minuti di umanità e calore a cui si accompagna la dolcezza e la simpatia di Tiziana, che intrattiene e conversa con naturalezza. Poi ho ricominciato da capo, perché le donne adesso avevano un volto e i loro discorsi, spesso in un napoletano stretto, un po' difficili da comprendere, li ho riletti con la traduzione.
Poi ho ritrovato alcune citazioni che mi hanno fatto piacere, perché tratte da libri che ho presentato, come quello di Francoise Heritier, Il sale della vita: l'essere umano conosce prima di tutto con i sensi.
E poi ancora mi è piaciuta molto la copertina, quell'anziano, rosso come un folletto, che si alza e lascia sulla sua sedie a rotelle le spoglie della sua identità perduta che le ha imposto l'istituzione, per camminare autonomamente, come ha fatto una delle donne della struttura al termine degli incontri.
In questo periodo spesso mi trovo ad argomentare contro questa "cultura della non autosufficienza". Il libro è una boccata d'ossigeno, troppo presto interrotta. Se qualcuno mi legge, sappia che l'equipe dei ricercatori e il capoprogetto Tiziana Tesauro sono rimasti senza finanziamenti, dopo che la prima trance era stata presa in carico dell'assessorato ai Servizi sociali del Comune di Napoli.
Se qualche ente si propone per ripartire con Memory, contribuirà ad approfondire questo progetto di attivazione pratica di anziani non autosufficienti. Ci conto.

Link al sito
Informativa      Aracneeditrice.it si avvale di cookie, anche di terze parti, per offrirti il migliore servizio possibile. Cliccando 'Accetto' o continuando la navigazione ne acconsenti l'utilizzo. Per saperne di più
Accetto