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Carla Ammannati, un libro ad uso di memoria

Con il romanzo “Memorie per un Figlio” (Aracne, 2020) Carla Ammannati è riuscita nel suo intento costruire una “storia parlata” di forte impronta drammaturgica.
E questo è, infatti, il libro. Una rappresentazione. Non a caso scandita in un prologo e nove quadri dove, di volta in volta, una sapiente regia (bravo anche il datore luci) accende e sbalza sul fondale personaggi diversi che prendono la parola, affabulano, raccontano di sé e del loro tempo. A convocare questi protagonisti è Luisa (Lula).
Lo fa durante lunghi colloqui con un prete eremita, Diego, che vive sulle montagne della Garfagnana. Luisa porta dentro il limio di un dolore, di qualcosa di irrisolto che affonda in vicende personali e familiari. Parlarne con Diego – quasi confessione, più che altro psicoterapia – le giova Riorganizza ricordi, passioni, distacchi, drammi, guizzi di felicità. Li iscrive, forse con maggiore consapevolezza, nella realtà; per quanto – sia chiaro – “non ha importanza la realtà oggettiva, ha importanza la nostra realtà.” [...]

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