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Ivana Riggi: Oltre il Progetto
Il volume Oltre il progetto. Ricordando, conversando, riflettendo su architettura e design (EDA, Esempi di Architettura- ARACNE EDITRICE, novembre 2011) curato da Ivana Riggi è un viaggio alla scoperta dell'uomo e del suo prezioso lavoro. Si tratta di un ciclo di interviste a molti nomi noti, nel panorama dell'architettura e del design, che spazia dalle testimonianze dei figli o nipoti di coloro che sono scomparsi, ai viventi per poi riflettere insieme a imprenditori, giornalisti, critici di settore e altri professionisti. Presenti anche tre preziosi contributi degli scrittori Emiliano Balistreri, Alberto Samonà, Mario Caramel. I personaggi intervistati sono: Corrado Balistreri Trincanato, Jacopo Gardella, Marco Albini, Donatella Calabi, Giovanna Castiglioni, Tobia Scarpa, Michele De Lucchi, Matteo Thun, Claudio Caramel, Paolo Ulian, Alba Cappellieri, GianCarlo Montebello, Virginio Briatore, Luigi Prestinenza Puglisi, Giorgio Tartaro, Maria Rosaria Perdicaro, Luca De Padova, Carlo Forlivesi, Olimpia Niglio, Vittoria Capresi. IntroduzioneOlimpia NiglioIl genere letterario del dialogo come forma di conoscenza ha precedenti molto illustri: dal metodo socratico dei dialoghi di Platone, a Martin Heidegger, alle esperienze estetiche di Paul Valery con Eupalinos o l'architetto del 1921, al significato della «domanda e della risposta» nel pensiero filosofico di Hans Georg Gadamer, che per spiegare il concetto della struttura dialogica si riferisce alla tradizione. Quest'ultima sostiene Gadamer non costituisce l'insieme dei fatti del passato di ciascun individuo; diversamente la tradizione è prima di tutto un linguaggio che si rivolge a noi come l'interlocutore in un dialogo, e con la quale si può instaurare un rapporto vivente diventando così consapevoli della nostra stessa storicità. Per conoscere la tradizione è necessario interrogarla, quindi aprire un dialogo.Condurre un dialogo significa però mettersi sotto la guida dell'argomento che gli interlocutori hanno di mira - afferma Gadamer -, ma all'inizio del dialogo c'è sempre una domanda, quindi un testo, che pone in relazione l'autore con il proprio interlocutore. Nasce quindi una conversazione che è tanto più autentica quanto meno è condizionata dalla guida dell'autore che alla fine più che guidarla è guidato da questa. Così il risultato di un dialogo non può mai essere conosciuto anticipatamente; infatti diviene espressione e contenuto di temi che non appartengono soltanto ai due interlocutori, e quindi all'autore del testo e a chi lo interpreta, ma diversamente si tratta di qualcosa di molto più profondo che alla fine unisce i due «attori» in un linguaggio che si dispiega oltre i presupposti iniziali. Ecco che il linguaggio si manifesta come strumento di relazione e di conoscenza, in cui i due interlocutori si danno l'uno all'altro. Si tratta qui però di una "conoscenza comune", direbbe Hobbes, ossia fondata sull'esperienza sensibile dove il linguaggio svolge una funzione importante che è quella della rivelazione della realtà.Tutto questo dimostra che l'uomo non può fare esperienza del mondo se non attraverso il linguaggio ed attraverso di questo egli è interpellato dalla tradizione e dal proprio passato. Tale passato però va analizzato ed interrogato come qualcosa di vivo, che aiuta l'individuo ad inserirsi nel processo storico con il quale il presente è in continua sintonia.Questa distanza tra passato e presente, spesso denunciata, non è statica bensì in continuo movimento e la forma del dialogo con cui questo volume è strutturato ci aiuta a ripercorrere fatti ed antefatti di ogni autore con modi semplici e a volte anche con un pizzico di ironia.Il volume Oltre il Progetto curato da Ivana Riggi intraprende questo impervio percorso e ricordando, conversando e riflettendo l'autrice scruta, cerca di conoscere ed interrogare la tradizione dei propri interlocutori. Come nel metodo platonico i singoli dialoghi cercano di conoscere le ragioni degli intervistati e di ricostruire, attraverso acuti ragionamenti, l'intima realtà di ognuno, attraverso successive scomposizioni e ricomposizioni di argomenti che alla fine ricostruiscono la storia reale dell'intervistato.Ma il dialogo non è una partita doppia - afferma Gustavo Zagrebelsky - in cui i giocatori rischiano gettando a turno il proprio dado; diversamente il dialogo costituisce un metodo che ci guida verso il sapere. Questa forma di conoscenza, come evidente anche nella lettura di questo volume, ci consente di percorrere strade molto diversificate tra loro ma che conducono ad approdi che, se pur diversi, sono accomunati dal desiderio di conoscenza e di verità. Il dialogo infatti, come nelle differenti esperienze illustrate nel libro, cerca di guidare il proprio interlocutore verso un risultato e ciò in quanto l'autore stima la capacità attiva e costruttiva del proprio intervistato. Lo guida accettando il gioco ma anche il rischio della confutazione. In realtà non sarebbe possibile istaurare
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