Redazione
Sillogi Senza voltarsi e Senza restare di Michele Nappa

Ancorché edite in due volumi distinti: Senza voltarsi e Senza restare (Ed. Aracne) le poesie di Michele Nappa, che esercita brillantemente la professione forense, svolgono, sia sul piano contenutistico che su quello stilistico, un unico coerente e conseguente discorso intorno a due temi precipui: l’amore, nelle sue varie cadenze e movenze, e la sofferta condizione della classe operaia invocante affrancamento e riscatto. Il tratto di originalità che connota il suo canto all’amore risiede soprattutto nel vederlo più che come schermo alla tristezza quale lo riteneva Quasimodo, come il più efficace antidoto al tempo tiranno che corre veloce e che è vano e terribile senza attese e sogni. Per cui, o inventati da un sorriso oauspicati dal cuore, si vogliono gli anni della tarda stagione illuminata da amori nati per vincere il tempo. E questo perché si è consapevoli che la gioia più grande possibile nella vita non è nell’attesa, ma soprattutto nella realizzazione del sogno. Gioia tanto più intensa quanto più fondata sulla certezza che Quando sarà finito il giorno non sarà finito il nostro amore e che i giorni tornano a sorridere per chi più ama. E proprio in ragione di questa sua impagabile preziosità, chi perde in amore paga per due.Di qui la perentoria ingiunzione a vivere amando nel sole e non sentire nel tempo la noia che sembra echeggiare la modulazione del memorabile verso di Gaspara Stampa: Vivere ardendo e non sentire il male. Sul piano compositivo, inoltre, molto interessante è la sezione Attimi e giorni senza addii, parteseconda del volume Senza restare. Essa, infatti, nella scia dell’ungarettiano. M’illumino d’immenso e della stringata struttura degli haiku giapponesi è costituita da una sequenza di laconici distici che con folgorante immediatezza catturano l’attenzione. A riprova ne cito alcuni: S’illumina il cerchio di buio trafitto da luci: e fuochi intermittenti; Passato: Si ritrova con gli echi nelle pieghe del cuore. E aprendo, una prospettiva di positività se non di ottimismo rispetto alla ben nota terzina quasimodiana: Ognuno sta solo sul cuore della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera, Nappa scrive: Le strade bianche trafitte dal sole tagliano orizzonti senza tempo, quasi un invito a immaginare un regno dell’Oltranza oltre quello che appare e si vede. E infatti per lui la vita: È un andare e ritornare atteso ogni ora su strade senza fine. L’esistenza per lui, insomma, non è intesa come una clausura ineludibile ma come un itinerario ininterrotto verso un verde lontano. [...]

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