Radio Radicale
Figure del presente nel dialogo con la cultura classica, nella poesia di Adriana Scribano

La cartina geografica dell’Europa di questi ultimi anni si è infittita di muri, di fili spinati, di recinzioni. Da molti anni, Adriana Scribano, nata in Tunisia, da genitori italiani, vissuta tra la Francia e l’Italia, sia per motivi di studio che di lavoro, attualmente vive e opera a Roma. Adriana ha fatto propria l’idea di contrapporsi a questi muri attualmente esistenti , con la sua attività poetica di ricerca. “Voci Lontane . Voix lointaines” è il libro del 2012. L’autrice lo ha costruito foto dopo foto e poesia dopo poesia. Dire così so che è molto riduttivo. Le stesse fotografie sono poesie. Possono essere lette come delle poesie. Il tema che accomuna i testi e le foto io credo che sia l’eros, inteso come desiderio e sensibilità verso il mondo. L’autrice ha bisogno di esprimerlo e ha bisogno di esprimersi con esso. Lei compie una scelta etica, perché le figure a cui lo rivolge sono i migrantes che popolano i paesi d’Europa e in particolare la città di Roma. Le figure sono quegli extraeuropei che hanno deciso di essere artisti di strada. Al di fuori di ogni narcisismo lirico personale, Adriana costruisce di volta in volta, di immagine in immagine, un romanzo, in cui raccontare le emozioni e i sentimenti di questi migranti. Adriana li sente vicini. Lei smonta e rimonta digitalmente le loro immagini, li colloca accanto a delle maschere teatrali antiche; riavvolge i loro corpi in vestiti così belli da farli sembrare entità regali di grande eleganza. Su uno sfondo che è quello di Roma, sono presenti le vestigia antiche di muri, di colonne, di templi come il Pantheon, o la basilica di S.Paolo fuori le mura, o le mura serviane. La città e il suo passato vengono fatti dialogare con il presente dei migranti. Credo che sia probabile che Adriana si identifichi con queste figure. Come con la città.

Roland Barthes parla in “La Camera Chiara”, dell’importanza oltre che dello “studium”, anche del “punctum” , per fare in modo che si possa avere una fotografia ottimale; in Adriana lo studium è rappresentato da un lavoro interiore di scavo e di destrutturazione, e poi di ricostruzione in un singolare “decoupage”,capace di attrarre lo sguardo fino a provare emozioni e a elaborare un pensiero di vicinanza ai soggetti ritratti e cosi presentati. Per questo il punctum è ben presente da divenire un elemento vivo , che costringe lo sguardo a ritornare più volte su quegli elementi compositivi. Mi sembra di rintracciare la lezione di Cartier-Bresson e l’influenza dell’ultimo Matisse. Più i soggetti sono marginali , più ricevono dal lavoro foto-poetico di Adriana una grazia cromatica e compositiva all’interno della Roma antica da farli apparire come dei principi, dei membri della società aristocratica, presenti nell’inquadratura con un’anima bella, sincera e benevoli verso chi guardi. Lo sguardo incrocia serenità, benevolenza e bellezza dunque, unite ad altri sentimenti molto accesi, realizzando il punctum barthiano. Questo incontro tra chi guarda e chi è guardato mi indica che si possa pensare a delle poesie, pensate e fatte in modo diverso rispetto alle raccolte di poesie scritte con le parole. Esse potrebbero stare in una mostra in un museo di Roma , che ospiti spesso mostre di fotografie, come il Museo dell’Ara Pacis o il Museo di Roma in Trastevere.

Adriana accompagna i migranti, li accoglie, contro la cadenza di moltitudini di persone, in viaggi pieni di speranza e di progetti ; 10.000 persone morte in questi ultimi due anni. Lei segue il loro andare…verso questa rivoluzione, in cui ognuno dovrebbe ringraziare loro che avanzano seppur nella sofferenza. Adriana sa che c’è un obbligo di accoglienza, in queste brume della storia. Lei crea una relazione. … Poi, nei testi ecco la sua sensibilità rivolta contro la paura, a perorare ancora per loro, contro le donne violentate, e si interroga sui diritti. Lei sa che sia necessario il furore, in un mondo al tracollo dei valori e in piedi solo per la crescita del Pil ( anche se i migranti in Italia sostengono mezzo milione di aziende).”Voci Lontane – Voix lointaines” è un libro strutturato secondo un progetto internazionale: perché le foto ritraggono il tema dei migranti, e i testi sono scritti in italiano e francese, non in modo letterale; ma a una prima comparazione, si nota una ricchezza individuale delle due versioni, in quanto ora nell’una ora nell’altra è presente una risorsa diversa di parole e di versi , e quindi di un sentire poeticamente per cui i testi si completano vicendevolmente…

Adriana nei testi incontra gli amici e gli amori che non ci sono più, sconosciuti, morti a sedici anni, vite spezzate come la ragazza che si butta dalla finestra. La riflessione diviene quasi un ricordo personale, quelle vite Le appartengono, fanno parte di Lei, le pensa nella benevolenza e nel rapporto comunitario di fratellanza, che avverte come uno dei migliori sentimenti del pianeta. Adriana comunica al lettore questa sua leggerezza di essere una persona e contemporaneamente di essere le altre persone, che non ci sono più o che vivono nella precarietà, e dunque nella tristezza e nella malinconia, come il mimo, che rivela a Lei le sue emozioni e Lei lo sublima in un sogno: «Per me tu sei un sogno...». Nelle poesie di Adriana la figura retorica principale è l’ellissi temporale; per essa avvengono eventi che il lettore non sa, ma di cui conosce le conseguenze. A volte amare , nel senso che la dura realtà supera il sogno e il desiderio. Anche l’amore individuale come esperienza esistenziale si inserisce in questi tempi non detti visivamente, ma c’è nella sua gioia o nella sua amarezza e nella sua sofferenza. …Adriana ha introiettato anche il tu, al punto che a Lei appartiene il giorno e la notte, la fleur de la gaité e tutta la dolenza del mondo a cui è andata incontro dalla sua adolescenza alla sua maturità.

Dicevo all’inizio di Eros, che può esserci d’aiuto a saper vedere il mondo, per prendere confidenza, ma esso è per Freud la forza che lo tiene coeso e che lo può salvare, rispetto alla forza di Thanatos, che lo può distruggere, destrutturarlo completamente. Adriana avendo scartato thanatos, si schiera dalla parte di eros, e spera in esso, spera che esso sia in grado di creare comunione e fratellanza. La sua è una posizione etica; perciò, la sua poesia abita la storia. Per questo motivo è una poesia necessaria.

Questa motivazione comprende anche il suo primo libro: “Come un Giramondo vado oziando”. “Genevieve” è una ragazza che i passeggeri incontrano in metro’,e canta accompagnando il loro viaggio; una mattina non la incontrano più; Adriana “canta” la sua perdita, la sua presenza che apparteneva a tanti. Aveva deciso il suicidio dopo la morte del padre. Adriana mette in evidenza la creatura, la sua esistenza, l’essere apparsi nel mondo e l’essere scomparsi, annuncia, denuncia, crea una memoria poetica delle esistenze precarie. Nelle immagini di questo libro,di questo libro doppio di immagini e poesie, Adriana ci ricorda le pietre, in questo caso: quelle di Nuoro, una piazza con delle grosse pietre messe in diversi posti della medesima. Un monumento del passato. Le pietre e i muri sono gli sfondi delle foto di “Voci Lontane….” Ma lo sono anche di questo primo libro. Il passato dell’antichità e il presente della fragilità della vita, delle vite marginali, poi delle vite spezzate dalla forza della realtà. Anche questo libro comprende una posizione etica, che incontra la storia, costituita dalla violenza sulle vittime. Si tratti dell’attrice e cantante tunisina Habiba Msika, bruciata viva a causa di un amore respinto, morta nel 1930. Come la donna a cui è stato dato fuoco a “Neuilly-sur-Marne” , per aver affermato il diritto di scegliere chi amare. La foto , che sta in mezzo tra le due poesie è il particolare di una scultura dedicata alla Resistenza a Porta S. Paolo , a Roma, dove morirono, vittime dei nazi-fascisti 54 donne. Di Ralph Fasanella, pittore, riportato da John Berger in “Sul Guardare” , l’autore dice che l’artista dipinge dall’alto e dal basso: Manhattan, come una supplica, per non dimenticare. Adriana mette da parte la retorica e la letterarietà e ci restituisce in questo libro un mondo (che include molti suoi viaggi, tra cui l’Australia, Kioto e Tokio), in cui il suo sguardo si posa con dolcezza sui soggetti, come supplica, per non dimenticare. Adriana ci riconsegna , con una delle ultime inquadrature, il sorriso di tre ragazzi , nella periferia di Tunisi, come la speranza che nella poesia “Genevieve”, Lei dice che si allontana, da quando la ragazza non può cantare più. Quel sorriso potrebbe essere pensato come preludio a uno spazio diverso, altro, meno ingiusto delle periferie e delle città intere. Si tratta di un modo dialettico, di dialogare con gli uomini e l’umanità delle città d’Europa e del mondo. Poiché di questo si ha bisogno, la poesia e la fotografia di Adriana è una “poesia” necessaria, perché si pone dal punto di vista etico , cioè dell’incontro con la storia degli uomini, individuale e collettiva. La sua poesie è importante anche in questo ultimo periodo, in cui, Parigi brucia, a causa degli scioperi e del terrorismo, e altri paesi europei innalzano steccati e muri, e qualche altro espediente repressivo contro i migranti, e rimontano le ideologie di destra e quelle populiste.

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