Saggio sulla banalità del bene
Area 14 – Scienze politiche e sociali
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SINTESI
Il presente saggio si propone di ricercare ed individuare alcuni specifici fattori teorici che possano restituire alla banalità del bene uno statuto concettuale significativo, dato che si ritengono significative le particolari manifestazioni pratiche di tale tipologia di bene. Di conseguenza, è stato elaborato un dispositivo teorico minimo, che potesse rendere il bene banale una categoria identificabile e ben distinta, anche da un punto di vista normativo, e non soltanto pratico o descrittivo. La volontà di sviluppare teoricamente la banalità del bene è nata da un confronto diretto con l’argomento proposto, alla fine degli anni Sessanta, da Hannah Arendt: la banalità del male. A questo proposito, la mancata teorizzazione di un corrispettivo positivo è stata considerata carica di potenzialità e significato. E’ stato così elaborato un impianto concettuale che permettesse di dotare la banalità del bene di uno statuto categoriale e che, al contempo, rendesse possibile mantenere un legame con la realtà pratica e concreta. Allo sviluppo dell’ossatura concettuale è stata così affiancata la ricerca di casi esemplari che, nel rispetto del concetto di esemplarità positiva, costituissero un modello di riferimento ed una spinta all’azione agli occhi dell’umanità, nella sua interezza.
pagine: | 296 |
formato: | 17 x 24 |
ISBN: | 978-88-548-6004-9 |
data pubblicazione: | Maggio 2013 |
marchio editoriale: | Aracne |
collana: | Diritto di stampa | 48 |

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INDICE
