La Gazzetta di Reggio
Per un pugno di simboli

Nella giungla della politica italiana molti vegetali sono appassiti e gli animali si sono estinti. A districarsi con abilità in questo percorso a dir poco accidentato è il guastallese Gabriele Maestri: laureato in giurisprudenza, attualmente è dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate all’Università "La Sapienza" di Roma nonché giornalista pubblicista, ed è considerato uno dei migliori esperti nazionali di simboli elettorali. Già autore del saggio giuridico "I simboli della discordia", in "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (edizioni Aracne) Maestri ripercorre oltre sessant'anni di fantasia all'italiana, capace di partorire i più disparati contrassegni – questo il termine più corretto per identificare i simboli delle schede elettorali, diventati a colori dal 1992 – dai nostalgici del Sacro Romano Impero fino all'Italia dei Malori, in un ingorgo di falci e martelli, scudicrociati e garofani che hanno generato negli anni un'evidente alterazione della identità politica. L'esauriente quadro offerto dall'autore – che il 26 settembre interverrà a Piacenza alla settima edizione del Festival del diritto sul tema "Partiti e simboli: riconoscersi per partecipare?" – mette in luce come, un tempo, elettori e militanti si riconoscessero nel loro partito di riferimento e nel suo simbolo, mentre negli ultimi anni si è assistito a una personalizzazione della politica che ha portato a uno svuotamento di questi contrassegni. Oggi vengono disegnati dalle agenzie di comunicazione e sembrano dei marchi a tutti gli effetti. L'elemento ricorrente, quello che non cambia, è il tricolore italiano: un verde-bianco-rosso talmente inflazionato da non trasmettere quasi più nulla, che quasi arriva a banalizzare il messaggio di chi si presenta con l'ambizione (e la presunzione) di governare il Paese. A corredo di questo atlante ironico – con prefazione di Filippo Ceccarelli – Maestri fornisce anche le prove dell'evoluzione (se così si può definire) dei simboli italiani, con oltre 60 pagine di tutti i contrassegni comparsi sulle schede elettorali dalla nascita della Repubblica a oggi e anche quelli bocciati (dal 1979). Andrea Vaccari ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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