L’Osservatore Romano
La poesia di Margherita Guidacci - Intelligenza d’amore

La poesia di Margherita Guidacci (Firenze 1921 – Roma 1992), rimane a tutt’oggi ingiustamentedimenticata: troppo alta la sua fede, non chiusa nei confini ristretti di una religiosità puramenteconfessionale e devozionale; troppo profonda la parola, che nella sua limpidità evangelica racchiudeinnumerevoli potenzialità di significato. Eppure, «sotto l’aspetto della sua attività di cattolica impegnata possiamo tranquillamente associarla a quelle luminose figure dell’umanesimo cristiano che nel Novecento ha fatto incrociare personalità come Giorgio La Pira, padre Ernesto Balducci, donLorenzo Milani, Mario Luzi», scrive Anna Maria Tamburini nel suo recente Margherita Guidacci.
La poesia nella vita (Roma, Aracne, 2019, pagine 300, euro 18), dove ricostruisce, in modo scrupoloso e partecipato, il profilo biografico e letterario della scrittrice fiorentina, sul fondamento di testimonianzedi prima mano, carteggi editi e inediti, materiale d’archivio.
Poeta, traduttrice, saggista, giornalista, docente di letteratura angloamericana Margherita Guidaccirimane una figura che si staglia solitaria nella poesia del Novecento, poiché libera da ogni scuola, poiché fedele a un verso che nasce dal confronto serrato con l’esperienza del vivere: l’opera prima La sabbia e l’angelo ( Vallecchi 1946), scritta in un tempo brevissimo all’età di ventiquattro anni continua Tamburini nasce sotto l’urgenza dell’amore alla prova del lutto, per il bisogno assoluto di stabilire un ponte tra vivi e morti: «Chi grida sull’alto spartiacque è udito da entrambe le valli / Perciò la voce dei poeti intendono i viventi ed i morti.
La poesia può dunque unire le due sponde». […]

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