Cessione di fabbricati monastici per la pubblica utilità a Catania
Le trasformazioni di conventi e monasteri dopo l’Unità d’Italia
D – Saggistica varia
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SINTESI
La pratica del recupero architettonico ed urbano nell’Italia postunitaria può essere delineata come storia delle motivazioni che hanno interessato il rinnovamento, soprattutto nell’uso funzionale e non dell’immagine, di architetture preesistenti e di ambiti ad esse connessi. Le trasformazioni di grandi edifici hanno interessato specialmente i complessi conventuali, resisi liberi dopo la soppressione degli Ordini religiosi con le leggi del 1866-1877 e la loro annessione a proprietà dello Stato quale immediata risposta al bisogno di attrezzature destinate alle esigenze della Pubblica Utilità, cioè scuole, caserme, carceri, ospedali e, in generale, come luoghi e spazi adattati alle esigenze delle amministrazioni del nuovo Stato italiano. L’inserimento di nuove attività nel centro urbano fu dettato essenzialmente da scelte economiche e da ubicazioni strategiche, con interventi indotti forzatamente attraverso operazioni concrete di trasformazione atte a soddisfare esigenze distributive e funzionali. Si ridusse sensibilmente la riconoscibilità come tale del nuovo edificio con funzione pubblica all’interno di un tessuto urbano consolidato. Dalla legislazione appositamente approntata a livello nazionale e dal confronto con vicende simili è stato qui focalizzato il caso Catania. Ed oggi il tema riprende vigore, in quanto la grande operazione potrebbe attualmente paragonarsi, ma con diversi casi, soggetti ed enti produttori, ai beni confiscati alla mafia. Le vendite di patrimonio dello Stato e l’acquisizione dei beni immobili confiscati ripropone il problema di un pertinente utilizzo delle strutture.
pagine: | 344 |
formato: | 17 x 24 |
ISBN: | 978-88-548-5062-0 |
data pubblicazione: | Settembre 2012 |
marchio editoriale: | Aracne |

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