Antonio Gramsci: teorico della traduzione, scrittore per l’infanzia

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Area 11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
     
SINTESI
A. Gramsci, per la ricchezza e profondità dei suoi presupposti e per la modernità dei suoi sentimenti e delle sue anticipazioni, è giunto a trascendere non solo ogni limite di parte, ma i confini stessi della vicenda storica di cui era figlio, la vicenda del comunismo italiano e internazionale.(Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana, in occasione della celebrazione dei settant’anni della morte di A. Gramsci)Antonio Gramsci si colloca nel quadro storico della Letteratura per l’infanzia e per l’adolescenza per aver tradotto, tra il 1929 e il 1931, ventiquattro fiabe dell’intero corpus dei fratelli Grimm e per aver scritto dal carcere numerose lettere ai familiari, nelle quali trovano spazio favole, racconti, apologhi di grande valore pedagogico e culturale. I racconti di Sardegna, disseminati nelle lettere ai figli Delio e Giuliano, alla moglie Giulia, alla cognata Tania e ad altri, oltre a trasmettere le esperienze della sua infanzia con una naturalezza comunicativa e secondo forme appartenute alla tradizione orale del passato, rappresentano una sfida all’usura del tempo, al “velo della memoria”. Gramsci racconta con partecipazione emotiva e con estrema consapevolezza la sua infanzia, esercitando nel contempo una funzione pedagogica che da un lato sottolinea quella “paternità vivente” ricorrente nei suoi scritti, dall’altro testimonia la sua attenta sensibilità e il suo impegno etico verso il delicato mondo dei bambini e degli adolescenti. Dai Quaderni e dalle Lettere dal carcere emerge l’uomo conoscitore della letteratura, della storia e della storiografia della Sardegna, un esperto “affabulatore” che, quale “custode del tempo”, affida ai figli, agli adolescenti, ai giovani il difficile compito di custodire e trasmettere le antiche memorie. Egli crea, attraverso le narrazioni, un clima di compartecipazione, di appartenenza e nel contempo di attualizzazione del passato. Appare dunque che il ruolo dello scrittore s’intrecci con quello del narratore che, da un lato commenta i significati e il valore degli eventi e delle esperienze vissute, dall’altro riflette sulle implicazioni soggettive di un “percorso compiuto” che prende corpo e sopravvive attraverso il raccontare e il raccontarsi. Allora accade qualcosa di suggestivo, di magico: le leggende, i miti, i racconti, radicati nell’immaginario popolare, si mescolano alle esperienze ghilarzesi e si rivestono di iridescenze fiabesche. Rosa Corrado, nata a San Giorgio Lucano (MT), si è laureata in Pedagogia presso l’Università di Bologna. Svolge attività di ricerca sulla letteratura per l’infanzia e nell’ambito della pedagogia generale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Ha pubblicato: Lungo i sentieri della fantasia. Letteratura senza confini e senza tempo (Aracne, Roma 2002); Dentro la famiglia: ricerca di valori e nuovi equilibri alle radici della società, in «Rinnovare la scuola. Rivista dell’Associazione Nazionale Scuola Italiana», 2002; Quale Letteratura dell’infanzia? Una questione ancora aperta…, in «Il Veltro. Rivista della Civiltà Italiana», 2003; Dai principi cristologici alla costruzione del villaggio globale, in «Rinnovare la scuola», 2004; Orazio Vecchi musico-poeta. Le Canzonette a 4 voci (Aracne, Roma 2005).
pagine: 228
formato: 17 x 24
ISBN: 978-88-548-2207-8
data pubblicazione: Dicembre 2008
marchio editoriale: Aracne
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