Nun sai c’a lo spedale ce se more?

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Area 10 – Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche
     
SINTESI
XX Forum Nazionale di Gastroenterologia Clinica (Villa Medici, Accademia di Francia a Roma, 8-10 maggio 2008).Presidenti: Sergio Morini e Richard Peduzzi.Il tema della salute e della malattia rappresenta una presenza fondamentale nei 2279 sonetti romaneschi di Giuseppe Gioachino Belli (Roma, 1791-1863). Questo vale anzitutto dal punto di vista meramente quantitativo, giacché i sonetti espressamente dedicati alla malattia e ai suoi protagonisti (medici, malati, ospedali, malattie, medicine) sono più di cento; se poi aggiungiamo i sonetti in cui l’argomento è accennato di passaggio, o preso a pretesto e a metafora, il numero diventa davvero altissimo.Il percorso dell’esistenza individuato nel grande sonetto La vita dell’Omo è segnato da una sequenza di dolori, di violenze, di vere e proprie malattie: le croste lattee, i geloni, la rosolia, la diarrea, la scarlattina, il vaiolo. Anche l’ospedale compare in questa catena di negatività, con il lavoro, il carcere e i debiti. Si verifica così una sorta di normalizzazione della malattia, vista come condizione naturale dell’esistenza, come uno dei tanti momenti di quell’itinerario che conduce l’uomo alla sua inevitabile consunzione: la morte. Per questo la “salute” di cui si parla nei sonetti non è mai “buona”, ma il precario stato da cui fatalmente può e deve nascere quella “cattiva”. Di fronte a questo stato naturale e alla consapevolezza della sua immodificabilità, all’uomo non è concesso illudersi ma solo testimoniare, lasciando la memoria di sé e della propria coerenza intellettuale e morale: dire la Verità; quella Verità che, con sorprendente paragone, viene identificata con la “cacarella” (nel sonetto La Verità), la quale, come è noto, quando deve uscire, esce. C’è qui tutto il cristianesimo severo e intransigente di Belli che va a incontrarsi con le sue scelte culturali orientate in direzione illuministica e romantica, culture unite dal comune imperativo di non tradire mai il canone della fedeltà al vero. Marcello Teodonio è vicepresidente del Centro Studi “Giuseppe Gioachino Belli”. Ha scritto: La letteratura romanesca: antologia di testi dalla fine del Cinquecento al 1870 (Laterza, 2004).
pagine: 40
formato: 16 x 23
ISBN: 978-88-548-1764-7
data pubblicazione: Maggio 2008
marchio editoriale: Aracne
SINTESI
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