Marceline Desbordes-Valmore. Poesie

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Traduzione di Danilo Vicca
Area 10 – Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche
     
SINTESI
Introduzione, traduzione e cura di Danilo Vicca. Testo originale a fronte.«La prima voce autentica della poesia femminile dei Tempi moderni della nostra lingua». Questa la definizione di Marceline Desbordes-Valmore data da Yves Bonnefoy, curatore di una sua ormai storica antologia poetica apparsa nel 1983, il cui scopo era anche quello di restituirle un ruolo, accanto alle ascendenze maggiori di Nerval e Rimbaud, che la storia letteraria, eccezion fatta per l’inclusione nella celebre antologia dei Poètes maudits (1884) di Verlaine, ancora stentava ad attribuirle. Crudelmente segnata dai drammi dell’esistenza (perdite, lutti strazianti, malattie), la lirica di Marceline è una testimonianza autentica di un’inesausta capacità d’amore per la vita nel suo luogo terrestre d’elezione, amore che tratteggia un suo canzoniere articolato secondo le modalità struggenti e melanconiche dell’idillio e dell’elegia, sempre sorretto da una singolarissima capacità di canto e da un’assoluta spontaneità ed efficacia nell’uso delle tecniche versificatorie, al servizio di una necessità più alta di dirsi nel modo e per il mondo che nell’amato, sia esso figlio o amante, si cristallizza. Ne risulta una sorta di discorso ininterrotto, che è anche un’accorata e lucida meditazione sulla condizione umana e sulla psicologia amorosa nell’effimero scorrere dei giorni, nell’assoluto che conferisce loro tale finitudine. Ecco allora la grazia bucolica di talune aperture paesaggistiche e pastorali, che allargano il discorso all’afflato di una comunità entro la quale il dramma amoroso di amore e morte si compie e si rinnova a ogni istante, creando un suo spazio, allora come oggi.L’ampia e rappresentativa scelta di Danilo Vicca, giovane e attento studioso che si è accostato con sensibilità ed empatia a un universo che gli è palesemente affine, rilancia con vigore nel panorama attuale in lingua italiana, dopo le già significative prove precedenti ad opera di Giuseppe Pintorno e di Maria Luisa Spaziani, lo strale nel contempo tenero e pungente di questa poesia, secondo modalità traduttive che alla costante riproduzione melodico-rimica preferiscono un lavoro metodico e personale di riscrittura sintattica fondato su un’esigenza di snellezza e di percussività metaforica delle immagini la cui resa risulta particolarmente felice in taluni componimenti brevi, giocati su una sfumatura di senso o su una vertigine fonica dalla quale spesso dipende l’esistenza stessa della poesia, ovvero del nostro vivere più profondo, segreta gioia. (Fabio Scotto)
pagine: 200
formato: 14 x 21
ISBN: 978-88-548-1699-2
data pubblicazione: Aprile 2008
marchio editoriale: Aracne
SINTESI
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