Prova (e mezzi di), ispezioni, perquisizioni, sequestri
Area 12 – Scienze giuridiche
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SINTESI
Il volume si apre con un complesso paradosso, poi declinato: solo il giudice ha il potere di ius dicere, ma solo non potrebbe fondarlo (giurisdiziogonia). Come affluenti al fiume, sono le parti nel contraddittorio che gli devolvono il materiale probatorio, ma il giudizio è atto riservato (funzione senza concelebrazione); d’altra parte, il dictum del giudice e quello della persona offesa (figura ambigenere) possono fondersi (però il tratto non è stipulativo) e il secondo da solo può provare la penale responsabilità dell’imputato e quindi (il suo racconto) giustificare una sentenza di condanna (prova dichiarativa). Ispezioni, perquisizioni e sequestri, ordinati dalla lex fori, fanno affluire e assicurano reperti che “parlano” del passato, lo investigano e lo “testimoniano” (anche attraverso l’abduzione): le indagini inventive e gli accertamenti mirano all’agnizione. L’autore consulta fonti plurime di prima mano, e vi contribuiscono, eo magis, Cicerone, Quintiliano, Apuleio; pure Bentham e Berkeley. Per la parabola euristica, occupa uno spazio speciale lo schema anglosassone della c.d. Theory of the fruit of the poisonous tree, e la trattazione elucida una irriducibile distanza tra una impostazione olistica ed una separatista (non olet), e la seconda viene sottoposta al ferreo vaglio della regola di inferenza del c.d. modus tollens (sviluppata dai logici medievali): il rito penale non può divenire lavacro e terreno di bonifica di una perquisizione illegale, ad esempio.
pagine: | 124 |
formato: | 17 x 24 |
ISBN: | 978-88-255-0562-7 |
data pubblicazione: | Luglio 2017 |
marchio editoriale: | Aracne |

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